A Ischia si scava nel fango a mani nude per trovare gli ultimi dispersi. Curcio (Protezione civile): «Rabbia e dolore per quanto accaduto, le immagini ci portano periodicamente alla fragilità del territorio che denunciamo da sempre»

A Ischia, dopo il disastro di sabato mattina, quando una frana si è staccata dal Monte Epomeo travolgendo la frazione di Casamicciola, si continuano le ricerche: 160 soltanto i Vigili del Fuoco, che stamattina hanno trovato l’ottava vittima. Ieri il premier Giorgia Meloni ha convocato il Consiglio dei Ministri, che ha proclamato un anno di stato d’emergenza e stanziato due milioni di euro per i primi interventi. Altri ne arriveranno, ha spiegato il ministro per la Protezione Civile e per le politiche del Mare, Nello Musumeci, «non appena avremo una ricognizione dei danni e delle esigenze immediate». Il governo ha nominato un Commissario speciale, Simonetta Calcaterra, che sostituisce il sindaco nel Comune più colpito. È stato creato un gruppo interministeriale che si occuperà del dissesto idrogeologico. Gli sfollati sono 230 e hanno trascorso un’altra notte in sistemazioni provvisorie, in alberghi o presso amici e parenti. Mancano all’appello 4 dispersi, cercati anche in mare. Purtroppo, le previsioni preannunciano un nuovo peggioramento del meteo e con il passare delle ore il fango continua a solidificarsi, ostacolando le operazioni. Tutto è sommerso dal fango e il passaggio dei mezzi di soccorso resta complicato. Infatti, nel Comune di Casamicciola, i Vigili del Fuoco scavano a mani nude nel fango alto alla ricerca dei dispersi, usano i droni per fare una mappatura della frana, mentre i sommozzatori hanno ripreso le immersioni per verificare se ci sono corpi nelle auto sommerse dall’acqua. Nel frattempo, le polemiche divampano: a partire dal condono del governo gialloverde, che l’ex premier, Giuseppe Conte, incalzato dal Terzo Polo, si rifiuta di considerare tale, arrivando al ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, per il quale «basterebbe mettere in galera il sindaco e tutti coloro che lasciano fare». Aggiungendo che «il disastro di Ischia sarebbe stato evitato se non avessero costruito nell’alveo. Ci sono stanziamenti per quell’area previsti 10 anni fa, mai risultati a livello di progettazione». Il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, gli ha risposto che «liquidare la questione scaricando tutta la responsabilità sui sindaci è di una volgarità inaccettabile e denota una grave ignoranza dell’argomento». Nonostante l’imperversare delle polemiche sulle risorse non spese o finite su binari morti, Palazzo Chigi ha rimesso in moto la macchina per la prevenzione del suolo dai rischi climatici e idrogeologici. I Sindaci, pur accogliendo l’invito dell’esecutivo, premono per maggiori risorse e personale e i presidenti di Provincia tornano a chiedere la restituzione delle funzioni cancellate dalla legge Delrio (Governo Renzi).