di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale UGL
Le parti sociali, in primis le quattro confederazioni sindacali, avevano sollecitato interventi urgenti sulle pensioni, il potere d’acquisto degli stipendi e contro il caro-energia. Queste cose sono tutte presenti nella legge di bilancio, nonostante il difficile contesto generale del Paese
Alle condizioni date, con un governo insediatosi a Palazzo Chigi da neanche un mese, non era probabilmente possibile fare di più, anche al netto delle considerazioni espresse dalla minoranza parlamentare. Con le poche risorse a disposizione (è appena il caso di ricordare l’ammontare degli scostamenti di bilancio maturati fra il 2020 e il 2021), i margini di azione dell’esecutivo sono, per forza di cose, molto circoscritti; se poi si aggiungono i richiami più o meno espliciti che arrivano da Bruxelles, il quadro è chiaro. Ebbene, dopo essersi confrontata con le parti sociali, in primo luogo con Cgil, Cisl, Uil e Ugl, la premier Giorgia Meloni ha dato delle indicazioni puntuali alla sua squadra: concentriamoci sulle emergenze. Ebbene, se andiamo a guardare i pilastri della manovra finanziaria, un riscontro alle emergenze principali è presente, c’è. È evidente che si può discutere ore ed ore se e quali saranno gli effetti delle misure introdotte, ma il dato di fatto appare incontrovertibile. Al Presidente del Consiglio dei ministri, si è chiesto di intervenire sulle pensioni: la proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna e l’introduzione di Quota 103 vanno in questo senso, in attesa di affrontare la partita nel 2023. Si è chiesto anche di intervenire sul versante del potere d’acquisto degli stipendi; pure in questo caso si è rafforzato il taglio del cuneo fiscale e si è ridotta la tassazione sui premi di produttività. Si è soprattutto sollecitato un intervento per mitigare gli effetti del caro energia sulle famiglie e le imprese ed anche in questo campo le risorse ci sono. Il tutto, ricordando che siamo appena all’avvio della legislatura e che veniamo da anni molto difficili.