di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Oggi, 25 novembre, ricorre un’altra giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Come accade per ricorrenze simili a questa, volte a stigmatizzare dei mali purtroppo ben presenti nella nostra società, la data diventa un momento per fare una sintesi sull’andamento della situazione e l’occasione per riflettere su come agire per intervenire in modo più efficace ai fini di combattere il fenomeno. In tema di violenza contro le donne, in questi giorni le proteste in Iran ci fanno comprendere come la situazione femminile sia ancora drammatica in molte aree del mondo, senza poi considerare le varie zone di guerra, l’Ucraina e non solo, dove la condizione delle donne precipita inesorabilmente. Tuttavia i numeri e le statistiche dimostrano che anche in un Paese come il nostro c’è ancora tanto da fare per sradicare comportamenti intimidatori, molestie, vessazioni e tutte le altre forme di violenza, fino ad arrivare ai femminicidi veri e propri. Per restare all’estremo caso di violenza contro le donne, il femminicidio, dal 1°gennaio al 20 novembre 2022, in Italia ne sono stati registrati ben 104, di cui 88 in ambito familiare, 52 commessi dal partner o dall’ex. Un numero impressionante. Oggi il mondo politico, sociale e culturale italiano si interroga sulla questione, su come mettere un freno a questa tragica scia di delitti. Occorre, prima di tutto, un profondo cambiamento della mentalità collettiva, per andare alle radici del fenomeno, diffondendo una radicata cultura dell’uguaglianza e del rispetto, prevenendo così le violenze. Ma occorrono anche strumenti più adeguati in materia di repressione, per punire adeguatamente chi commetta atti violenti e persecuzioni nei confronti delle donne, e maggiori sostegni per chi ha avuto il coraggio di denunciare, un atto già di per sé difficile, che richiede forza, come ricorda giustamente il presidente della Repubblica Mattarella, che parla anche della violenza contro le donne come di “un’aperta violazione dei diritti umani”. Giorgia Meloni, primo premier di sesso femminile in Italia, cosa che a livello simbolico comporta un’importante cambiamento dei riferimenti culturali, è intervenuta sul tema, affermando che il governo sarà in prima linea, puntando su tre pilastri: prevenzione, protezione e certezza della pena. Dal nostro punto di vista sindacale, come ogni anno ribadiamo la connessione tra indipendenza economica delle donne e maggiori possibilità di salvaguardia contro intimidazioni e violenze. Certo, per una donna avere un buon lavoro o una buona pensione non è condizione sufficiente per essere al riparo dalla violenza, ma è altrettanto vero che poter mantenere se stessa ed i propri familiari senza dipendere da altri può aiutare e molto, specie a contrastare vessazioni in ambito familiare. Anche per questo ci battiamo per una sempre maggiore e migliore inclusione delle donne nel mondo del lavoro. Si parla di questo in un evento organizzato dalla Confederazione per celebrare la giornata odierna: “Il lavoro come veicolo di protezione”, per ragionare, assieme ad ospiti importanti, su reddito di libertà ed altri strumenti da mettere a disposizione delle donne, tra tutela e occupazione.