di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Alla Fornero, fortunatamente, non si tornerà. Difficile del resto immaginare un così clamoroso passo indietro, nessun governo vorrebbe intestarselo. Dopo la rivoluzione determinata dall’introduzione di “Quota 100”, nonostante il susseguirsi di vari cambi della guardia a Palazzo Chigi con maggioranze anche diversissime fra loro, non si è, infatti, mai ritornati al sistema che imponeva di ritirarsi dal lavoro a 67 anni. Tanto meno, quindi, con la squadra guidata da Giorgia Meloni e composta da una maggioranza chiara e coerente, che da sempre sul tema pensioni ha dichiarato la propria volontà di mantenere e potenziare i meccanismi di flessibilità in uscita. Per l’anno in arrivo, per scongiurare, appunto, il ripresentarsi della legge Fornero, che senza correttivi rientrerebbe in vigore dal prossimo gennaio, nella Legge di Bilancio si prospetta un nuovo sistema di quote, con, stavolta, una quota fissata al numero 103, che permetterà di andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. Cercando di mettere assieme flessibilità in uscita e coperture economiche, anche grazie alla revisione del Reddito di Cittadinanza ed a un taglio delle rivalutazioni per gli assegni pensionistici più alti, le cosiddette “pensioni d’oro”, che saranno aumentate meno rispetto a quelle più basse. Verranno mantenute anche altre misure come l’Ape sociale, l’Opzione donna ed il canale precoci. Passata l’emergenza e scongiurata la ricomparsa del sistema pensionistico dell’austerity “lacrime e sangue” di montiana memoria, occorrerà, però, impostare una riforma strutturale che eviti di dover passare ogni anno per le forche caudine di un possibile ritorno della Fornero, stabilendo criteri chiari e definitivi che consentano ai lavoratori una certa sicurezza nel sapere con debito anticipo quando e come potranno andare in pensione. Ha parlato della questione il sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali Claudio Durigon, “padre” di Quota 100 e quindi di quella legge approvata nel 2019 dall’allora governo “gialloverde” che nei fatti ha avuto il merito di mettere definitivamente nel cassetto la Fornero, dicendo che, nella convinzione che il governo avrà un orizzonte temporale di legislatura, una volta messi in sicurezza i pensionandi per l’anno venturo, si dovrà poi procedere a un confronto con le parti sociali e con il Parlamento per arrivare a una ridefinizione complessiva del sistema previdenziale con una riforma vera e propria. Ce lo auguriamo e siamo disponibili al dialogo, per trovare una quadra tra esigenze di bilancio dello Stato, necessità delle imprese di rinnovare il proprio organico, diritto dei lavoratori più anziani a poter decidere liberamente del proprio futuro e dei giovani a trovare un’occupazione stabile e sicura, con un vero e proprio patto fra le generazioni.