di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Importante l’incontro di ieri con il ministro Fitto, per discutere sui passi da compiere nei prossimi mesi nella realizzazione del Pnrr. Anche nel metodo, con l’inaugurazione di un percorso di confronto con le Parti Sociali. Le risorse del Pnrr, lo sappiamo, sono tante e rappresentano un’opportunità storica per rilanciare la crescita del Paese, ma vanno spese tutte, presto e bene. In particolare, i 4,4 miliardi di euro stanziati per il programma Gol, diretti a promuovere la formazione e la riqualificazione di circa 3 milioni di persone entro il 2025, potranno servire a generare posti di lavoro grazie alla creazione di nuove competenze. Per fare in modo che il proposito si traduca in realtà, servirà una riforma complessiva dei centri per l’impiego, coinvolgendo soggetti pubblici e privati, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. L’obiettivo è quello di ottenere politiche attive efficaci, dopo anni nei quali alle intenzioni non sono seguiti fatti concreti. Allo stesso modo, un’altra criticità costante del Paese è l’insufficiente modernizzazione del Sud, specie dal punto di vista infrastrutturale, cosa che comporta ricadute negative in termini economici, occupazionali e sociali. I fondi del Pnrr dedicati a questo settore potrebbero finalmente far cambiare le cose. Certo è che non mancano le difficoltà nell’attuazione del Piano: l’Ugl ha ribadito la necessità di un monitoraggio chiaro ed accessibile che permetta di verificare come si stiano spendendo le risorse e quali siano gli effetti concreti sul sistema Paese, ad oggi non abbiamo ancora a disposizione valutazioni attendibili. Un altro problema sollevato dal sindacato è quello della complessità delle procedure, con tempi troppo stretti e vincoli burocratici che ostacolano l’azione della pubblica amministrazione, bloccando decine di opere immediatamente cantierabili o costringendo a rinunciare a causa di oggettive difficoltà nel reperire le competenze specifiche. Serve una semplificazione ed anche l’accorpamento di alcune misure per renderle più efficaci. Non possiamo permetterci di perdere o disperdere i fondi e su questo punteremo l’attenzione. C’è poi la questione dell’aggiornamento del Piano in seguito alle mutate condizioni generali: inizialmente pensato per il post-pandemia, ora il Pnrr deve essere ricalibrato alla luce delle nuove emergenze ed in particolare della crisi energetica e dell’aumento dei prezzi di elettricità e gas, con conseguenze dirette sulla realizzazione dei progetti, che inizialmente avevano costi stimati più bassi. Fra le altre cose, abbiamo anche richiesto un abbinamento tra le misure del Pnrr ed un disegno generale di ricambio generazionale nel mondo del lavoro, con corrispondenti azioni sul fronte previdenziale. Tanti e importanti gli argomenti, ma già la nuova prassi di un dialogo costante con il governo, che prima non c’era, è un elemento positivo che lascia ben sperare.