Il segretario generale dell’Onu, Guterres, fa affidamento su Cina e Usa, ma non convince l’Ue

L’idea di fondo è quella di cercare di accelerare sul versante degli obiettivi volti a contrastare gli effetti deleteri dei cambiamenti climatici. Allo stato dell’arte, però, mentre l’Unione europea ha messo in campo atti concreti, anche a rischio di mandare in difficoltà la propria economia, gli altri Paesi, mediamente, hanno preferito rallentare, ad iniziare da Cina e India, con gli stessi Stati Uniti d’America decisamente titubanti. Non a caso il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, aprendo il summit di Sharm El-Sheik ha chiesto ai leader mondiali uno sforzo per arrivare ad un patto di solidarietà climatica fra gli Stati. Nel pensiero di Guterres, i Paesi con le economie più avanzate e le istituzioni finanziarie internazionali dovrebbero fornire assistenza tecnica e finanziaria ai Paesi con economie emergenti, in modo tale da favorire la transizione verso le energie rinnovabili. Il tutto con l’obiettivo di arrivare ad eliminare il carbone nei Paesi Ocse entro il 2030 e in tutti gli altri Paesi entro il 2040. Un percorso accelerato, rispetto al quale Guterres fa affidamento soprattutto sul contributo di Stati Uniti e Cina. Parole, quest’ultime, che hanno suscitato non poche perplessità fra i partner europei, che, ad oggi, sono sicuramente molto più avanti rispetto proprio alla Cina e agli Usa. Comunque sia, considerando anche che i tempi degli accordi internazionali sono comunque molto lunghi, ciò che resta agli atti è l’impegno più o meno condiviso a restare nell’obiettivo dei 2 gradi, sperando di scendere ad un grado e mezzo. Resta inoltre l’impegno a sostenere con un fondo ad hoc la transizione ambientale per i Paesi più poveri. L’indicazione è quella di mettere a disposizione 100 miliardi di dollari all’anno, anche se poi, finora, non tutti i Paesi più forti economicamente hanno rispettato tale impegno. Trova conferma, infine, il richiamo alla collaborazione fra gli Stati, con particolare riferimento all’Africa, continente da dove partono milioni di migranti climatici.