LA QUANTIFICAZIONE
Il punto di partenza per quantificare i costi sofferti dai Paesi con le economie meno sviluppate è rappresentato da uno studio commissionato dalla presidenza della Cop27. Secondo questo rapporto, ai Paesi del Global south servirebbero 2.400 miliardi di dollari entro il 2030. Una cifra enorme, pari più o meno al prodotto interno lordo di Paesi come l’Italia, la Francia o il Regno unito, destinata a ridurre le emissioni e costruire la resilienza ai danni causati dal cambiamento climatico. Almeno la metà di questi soldi, per gli estensori del rapporto, dovrebbero arrivare dai Paesi dalle economie avanzate e dagli investitori privati. Resta il problema di come rendere effettivo questo contributo.

LA MOROSITÀ
In sede di Nazioni unite, nel 2009, i Paesi più ricchi si impegnarono a versare un contributo di 100 miliardi di dollari annui dal 2020 al 2025. A conti fatti, però, larga parte dei contributi promessi non sono mai arrivati. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno versato meno di 3 miliardi di dollari. Pure l’Unione europea è molto in ritardo, nonostante qualche segnale di maggiore impegno rispetto agli Stati Uniti. Al momento, stando ai report, gli stanziamenti sulla carta sarebbe pari a meno di 84 miliardi, vale a dire circa il 28% del preventivato. Da capire, quanto inciderà la crisi scaturita con la guerra russo-ucraina, con la forte impennata dei costi energetici e delle materie prime.