Il Cremlino: «Nostro ritiro dalla città non è un’umiliazione»

Bandiere dell’Ucraina, palloncini gialli e blu. L’esercito di Kiev è entrato nella periferia occidentale della città di Kherson, accolto da gruppi festanti di persone. I video dell’ingresso trionfale sono stati diffusi online, in quella che è stata giudicata la vittoria più importante degli ucraini contro le truppe di occupazione russe da quando è partita la controffensiva. La Russia, però, stigmatizza il significato, anche simbolico, della giornata e del ritiro annunciato alcuni giorni fa. Nello specifico il Cremlino non ritiene tutto ciò un’umiliazione per Mosca, anzi il portavoce Dmitri Peskov ha ribadito, durante il consueto briefing con i giornalisti, che la Russia non alcun rammarico per l’annessione della regione avvenuta alla fine di settembre per cui «non ci sono e non ci possono essere cambiamenti». Esulta invece Kiev. Il ritiro russo da Kherson è «un’importante vittoria» dell’Ucraina, ha affermato in un tweet il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, per poi ricordare: «“La Russia è qui per sempre”, diceva un poster a Bilozerka vicino a Kherson. Non proprio! A tutti nel mondo, compreso l’Asean dove mi trovo attualmente: l’Ucraina sta ottenendo un’altra importante vittoria in questo momento e dimostra che qualunque cosa la Russia dica o faccia, l’Ucraina vincerà». A usare toni incendiari, come spesso gli è capitato di recente, è stato invece il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, su Telegram: «Il concetto di sovranità territoriale non è scomparso nel nostro paese. Tutto tornerà a casa. Alla Federazione russa». Poi Medvedev ha invitato a «non dare al nemico vicino e lontano motivo di gioire» e di «ricordargli spesso la grandezza del mondo russo».