Lo rivela il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, sottolineando che a lasciare l’Italia sono soprattutto i più giovani, maschi e provenienti dal Mezzogiorno

La pandemia ha influenzato i flussi migratori dall’Italia, rallentandoli, ma non ha bloccato il fenomeno. Che coinvolge soprattutto i più giovani. Lo rileva il “Rapporto Italiani nel Mondo” realizzato dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, alla sua XVII edizione.
Stando ai dati aggiornati al 1° gennaio del 2022, i cittadini italiani iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani all’estero, erano 5,8 milioni, il 48% dei quali è donna – circa 2,8 milioni, in valore assoluto –, pari al 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani che invece risiedono in Italia. Che ha perso lo 0,5% della popolazione residente nell’arco degli ultimi dodici mesi (un calo che raggiunge l’1,1%, se lo si calcola dal 2020). Contestualmente all’estero è cresciuta del 2,7% nell’ultimo anno e del 5,8% dal 2020.
La Fondazione Migrantes ha tracciato anche l’identikit degli italiani che sono espatriati l’anno scorso: sono prevalentemente maschio (il 54,7% del totale) e hanno meno di 35 anni (il 41,6%).
La «mobilità giovanile» è in costante crescita, dunque. E il rapporto spiega anche il perché, osservando che «l’Italia ristagna nelle sue fragilità, e ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di migliorare il proprio status durante il corso della propria vita accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante (ascensore sociale); continua a mantenere i giovani confinati per anni in “riserve di qualità e competenza” a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai».
Il rapporto risponde anche ad altre domande: da dove partono gli emigrati? Quali sono le loro mete? Ebbene il 47% lascia il Mezzogiorno, il 37% il Nord. Si ferma invece al 16% la quota di chi parte dal Centro. L’Europa rimane la destinazione finale preferita – l’ha scelta il 78,6% –, a dispetto delle Americhe, raggiunte dal 14,7%, mentre il restante 6,7% degli emigrati si è diviso tra Asia, Africa e Oceania.
Nel complesso, il 54,9%, circa 3,2 milioni, vive in Europa, il 40% (oltre 2,3 milioni) in America, centro-meridionale soprattutto (più di 1,8 milioni).
Le comunità italiane all’estero più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903mila italiani), tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.900) e la francese (457.138).
Ormai da anni, la Lombardia e il Veneto (rispettivamente con un quinto e l’11,7% del totale) sono le regioni da dove si registrano il numero più alto di partenze. A seguire Sicilia (9,3%), Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Nel riferire questi dati, il rapporto sottolinea che circa 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono originari delle regioni meridionali.