di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Se le prime mosse del governo, determinate anche da ragioni contingenti, si sono concentrate sul tema, peraltro fondamentale, della sicurezza e della legalità, nell’ambito del quale molto c’è ancora da fare per ripristinare una situazione accettabile, ora, però, è il momento di intervenire su quello che è un problema altrettanto urgente e sentitissimo dalla cittadinanza: quello del caro-vita in continua ascesa. Occorrono provvedimenti immediati per invertire una pericolosa rotta di recessione e povertà crescente. Questo, come noto, è un argomento strettamente connesso alla crisi energetica, tema al centro degli incontri di oggi fra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e le massime autorità europee. Servono soluzioni rapide per affrontare l’impennata del prezzo dell’energia che si ripercuote sull’aumento complessivo del costo della vita e ci auguriamo che l’Europa finalmente trovi una strategia comune per superare gli egoismi e combattere unitariamente aumenti e speculazioni, che potrebbero mettere in pericolo buona parte del sistema produttivo continentale e quindi la stessa coesione sociale negli Stati membri. Sarà una strada in salita per accogliere le proposte italiane di dirottare i fondi di coesione non utilizzati sulle bollette, disallineare il prezzo dell’elettricità da quello del gas, rivedere i progetti del Pnrr alla luce del maggiore costo delle materie prime. A livello nazionale si attendono un nuovo Decreto Aiuti e la legge di Bilancio in arrivo. L’intenzione è quella di avviare varie misure, senza incidere in modo significativo sul debito, per contenere una situazione sempre più insostenibile. Calmierando direttamente le bollette, stabilendo se mantenere l’azzeramento degli oneri di sistema o trovare altre strade più mirate verso i più penalizzati, ma anche intervenendo sul reddito disponibile per famiglie, lavoratori e imprese. La linea è quella di ridurre le tasse su premi aziendali e benefit ai dipendenti, tagliare le imposte su un paniere di prodotti considerati necessari, applicare la flat tax sui redditi incrementali delle partite Iva, ossia sulla parte di reddito maggiore rispetto all’anno scorso, e – soprattutto, dal nostro punto di vista – procedere ad un graduale abbassamento del cuneo fiscale per lavoratori e imprese, per arrivare a una riduzione totale di 5 punti, allineando così l’Italia alla media europea. Il primo passaggio dovrebbe essere quello di una diminuzione di tre punti: due per i lavoratori, confermando quanto stabilito già dal governo Draghi oltre la scadenza prevista di fine anno, e uno per le imprese. Un passo nella giusta direzione. Bisogna agire sul potere d’acquisto dei salari e, al contempo, incentivare le assunzioni. Per motivi sociali ed economici. Per aumentare il benessere dei cittadini e la loro capacità di reagire alla crisi ed anche per sostenere il nostro sistema produttivo.