La Bce rialza i tassi: verso una recessione al buio. I governi di Italia, Francia, Finlandia e Portogallo si sono schierati contro strette eccessive: temono l’impatto sulla domanda e sul credito

Come previsto e preannunciato, la Bce ieri ha aumentato ancora dello 0,75% i tassi di interesse, portando così il costo del denaro nell’Eurozona a salire al 2%, il livello più elevato da gennaio 2009. La mossa non ha sorpreso gli economisti, alla luce di un’inflazione a un soffio dal 10% nel mese di settembre (oggi stimata dall’Istat in Italia a ottobre al +3,5%, rispetto all’anno all’11,9%, nel carrello della spesa al +12,7% su ottobre) e mercati, con la Borsa di Milano arrivata a guadagnare più dell’8% e lo spread calare a 211 punti. Ma il rischio è che tali segnali incoraggianti siano soltanto la rondine che non fa primavera. Già stamattina le Borse europee erano in netto calo e si sono poi accentuati i ribassi dei titoli di Stato dell’Eurozona, dopo i dati deludenti sull’inflazione di Francia e Italia. L’incertezza di un miglioramento è l’unica certezza: infatti la “questione chiave”, ha spiegato la presidente della Bce, Christine Lagarde, è quale sarà l’ammontare dei prossimi rialzi. «La decisione sarà presa di volta per volta, sulla base dei tre principi». Primo: «Le prospettive di inflazione, inclusa la probabilità di una recessione». Secondo il percorso già fatto ovvero «abbiamo già alzato i tassi complessivamente del 2%». Terzo, «saremo attenti alla trasmissione della politica monetaria». Detto in parole povere, però, ci saranno altri rialzi e non si sa quando né come finiranno. Discorso che non è piaciuto ad una variegata quanto selettiva schiera di quotidiani italiani, da Avvenire a Il Sole24Ore, passando per il Domani, Libero e Giornale. Basti sapere che il giornale di Confindustria in un articolo di Donato Masciandaro titola così: «Ecco cosa rischia la Bce con un nuovo rialzo al buio», ovvero «l’opacità della politica monetaria e degli annunci rischia di intaccare la stessa credibilità della Banca Centrale Europea»; così anche l’economista Donato Masciandaro sul Domani per il quale «le risposte vaghe di Lagarde non sodisfano nessuno». Per Angelo Mattia su Avvenire «ora si ipercorregge lo sbaglio sui prezzi», tutto questo mentre la stessa Lagarde afferma «che l’economia nell’Eurozona è destinata ad indebolirsi ulteriormente», scrive Avvenire, e i governi sono chiamati a ridurre i debiti e gli aiuti di Stato all’economia, che devono essere mirati e temporanei, a fronte di un mercato del lavoro che in prospettiva può peggiorare. Che dicono i governi? Giorgia Meloni in Italia, Macron (Francia), Marin (Finlandia) e Costa (Portogallo) si sono schierati contro strette eccessive: temono l’impatto sulla domanda e sul credito. Ma è sempre l’Unione (di tutti) che potrebbe fare la forza.