di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Fra le novità annunciate dal nuovo Premier, anche la volontà di istituire una Commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia in Italia, con la presentazione, avvenuta negli scorsi giorni, di un’apposita proposta di legge di FdI, prima firma quella di Galeazzo Bignami. Tutta la maggioranza d’accordo, ma anche una parte della minoranza, nello specifico la compagine di Renzi e Calenda. La convinzione che sia necessario fare piena luce su quanto avvenuto in anni molto difficili e tragici, ma durante i quali qualcuno, e questo dovrebbe chiarire l’opera della Commissione, potrebbe non aver fatto appieno il proprio dovere per tutelare salute ed economia. L’Italia, record tutt’altro che invidiabile, può infatti contare peggior rapporto fra decessi Covid e popolazione al mondo, nonostante restrizioni anch’esse da primato. Ricordiamo bene quanto avvenuto, specie nella prima fase della pandemia, quando, con la motivazione dell’urgenza, la politica si svolgeva a suon di Dpcm, bypassando il confronto ed il controllo parlamentare sulle decisioni prese dal governo. Diverse le situazioni da chiarire, in particolare alcuni avvenimenti accaduti nel corso della cosiddetta “prima ondata”: sottovalutazioni ed esitazioni sulla necessità di imporre quarantene per gli arrivi dalla Cina nei primi giorni di circolazione del virus, la dichiarazione tardiva delle zone rosse nel Nord Italia ed in particolare la mancata chiusura della Val Seriana, la decisione di non applicare il piano pandemico anti influenzale, che c’era e poteva essere utile a contenere i contagi, nonostante fosse non aggiornato, la sparizione del dossier Oms sulla gestione italiana della pandemia redatto da Francesco Zambon, la fuga di notizie sull’ampliamento della zona rossa a tutta la Lombardia che provocò fughe di massa dei residenti che si riversarono nel resto del Paese. Tutto il costoso capitolo relativo agli approvvigionamenti da parte dello Stato di dispositivi di protezione ed attrezzature sanitarie. Senza dimenticare alcune decisioni a dir poco paradossali, come quella di investire risorse pubbliche nell’acquisto dei famigerati “banchi a rotelle” con la motivazione che sarebbero stati indispensabili per la riapertura delle scuole e che invece, inutili e inutilizzati, ora in buona parte giacciono accatastati negli scantinati e nei depositi degli edifici scolastici. Comprendere cosa sia accaduto, far luce su avvenimenti poco chiari, attribuire, se del caso, responsabilità precise. Una decisione importante, essenziale prima di voltare pagina ed andare avanti, per ricucire un altro strappo sociale, quello alimentato da nuove divisioni e contrapposizioni tra italiani nel periodo della pandemia, e poter poi passare oltre, nella speranza che all’orizzonte non ci siano nuove ondate e che, anche in caso contrario, stavolta vengano gestite meglio ed in modo più trasparente.