Incremento molto limitato sul versante dei nuovi beneficiari e dei costi complessivi

Le prestazioni del sistema pensionistico italiano, alla data del 31 dicembre 2021, sono poco meno di 22,8 milioni, in leggera crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per una spesa che supera i 313 miliardi di euro. I numeri appena comunicati dall’Inps evidenziano quanto la partita previdenziale sia centrale nel Paese. I beneficiari di almeno una prestazione a carattere previdenziale sono circa 16,1 milioni; la differenza fra le prestazioni e il numero dei beneficiari dipende dal fatto che in tanti, il 32% del totale, sono titolari di due o più prestazioni. Circa il 20% del totale delle prestazioni erogate non poggia su contributi versati, ma si tratta di forme assistenziali, come l’invalidità civile, gli assegni e le pensioni sociali e le pensioni di guerra. Numeri che arrivano alla vigilia della legge di bilancio, nella quale, come auspicato da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, dovrebbe trovare spazio una misura volta a limitare l’impatto della fine degli strumenti, come l’Ape sociale, Opzione donna e Quota 100, prima, e 102, dopo, che finora hanno permesso ad un certo numero di lavoratori e di lavoratrici di lasciare il lavoro in maniera anticipata rispetto alla Fornero. Proprio la lettura dei numeri, dovrebbe far capire l’importanza di assicurare una flessibilità al sistema, permettendo alle persone di scegliere il momento in cui andare in pensione, valutando liberamente benefici e costi.