A rischio 10 mila lavoratori, senza gas russo la raffineria di Priolo potrebbe chiudere. Effetti negativi anche su tutte le imprese dell’area industriale, tra cui la Versalis (Eni) di Siracusa

Uno di quei rebus che il Governo Meloni è chiamato a risolvere con urgenza è il destino di circa 10 mila lavoratori (di cui poco più di 1000 diretti, 1930 dell’indotto e gli altri dell’area industriale siracusana) tra Priolo, Augusta e Melilli. Alla Isab (Sud e Nord) di Priolo restano sulla carta ancora 40 giorni di attività (l’ultimo ordine sarà quello del 7 novembre) e poi dal 5 dicembre, quando riceverà il petrolio dell’ultima nave russa, la raffineria si potrebbe fermare del tutto. Simili impianti non si spengono dall’oggi al domani, ma ciò che ad oggi è sicuro è che, dopo il 5 dicembre, rischia di non esserci un domani. Eppure, l’impianto di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica ISAB Srl, inserito nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo, è uno dei più grandi siti industriali europei. Talmente strategico che potrebbe portare con sé allo stop della Versalis, in capo a Eni, di Siracusa che produce materie plastiche. Le raffinerie, Isab Sud e Isab Nord, fanno capo ad un gruppo controllato dalla russa Lukoil. La chiusura di quest’ultima – a fronte delle sanzioni applicate dalla Ue sul gas russo in seguito alla guerra in Ucraina – si andrà a riverberare su tutti gli impianti della zona industriale, strettamente interconnessi tra di loro. Una “svista” ereditata dal Governo Draghi non comprensibile, visto che la raffineria di Siracusa rappresenta il 20% del fabbisogno annuale del nostro Paese. Ecco perché il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, a Il Sole24Ore ha dichiarato oggi: «Non si riesce a capire come si voglia risolvere questo problema che non è né solo siciliano né solo siracusano: è un problema nazionale e strategico». Quali le possibili soluzioni? Il 18 ottobre, citando indiscrezioni che non trovano conferme, l’agenzia di stampa Bloomberg ha diffuso la notizia che Lukoil starebbe valutando la cessione della raffineria Isab di Priolo (Siracusa) per limitare gli effetti delle sanzioni decise dall’Ue, ma ad oggi non ci sono notizie neanche di eventuali investitori interessati. I vertici della Isab hanno deciso di centellinare le risorse per garantirsi più autonomia e rinviare il più a lungo possibile la chiusura degli impianti, ma, in realtà, è solo una misura tampone. Ciò che realmente servirebbe – secondo il parere dei vertici della Isab espresso nel verbale di riunione del 2 agosto – è una proroga parziale dell’embargo al greggio russo «per un periodo almeno di un anno». Oppure per tutta la durata dell’embargo servirebbe una linea di credito per l’emissione di lettere di credito per l’acquisizione di greggio non russo, insieme da parte del Governo una sorta di garanzia che dichiari Isab non soggetta a sanzioni e come tale non può essere soggetta a restrizioni della propria attività. Ma il tempo passa, senza una soluzione all’orizzonte.