I tempi stretti potrebbero consigliare il governo ad intervenire in due fasi successive

Probabilmente è il primo dossier che la neo ministra del Lavoro e delle Politiche sociale, Marina Calderone, ha trovato nel suo nuovo ufficio in via Veneto questa mattina. L’urgenza di intervenire sulle pensioni è stata infatti rimarcata più volte, anche nelle ore che hanno preceduto il giuramento del governo Meloni e il primo rapido Consiglio dei ministri. Del resto, i tempi sono molto stretti: il 31 dicembre vanno a scadenza le sperimentazioni di Ape sociale, Opzione donna e Quota 102, con il risultato che, in assenza di interventi, dal 1° gennaio 2023 vigeranno le regole più stringenti della Fornero. Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono in pressing da tempo per avere delle risposte che neanche il precedente ministro Andrea Orlando aveva, però, fornito con chiarezza. Nel Documento di economia e finanza, l’esecutivo Draghi si era peraltro limitato a generiche formulazioni circa la necessità di assicurare flessibilità e tenuta dei conti pubblici. Alla luce dei tempi stretti, la soluzione più plausibile appare, ad ogni giorno che passa, quella di una proroga dei tre strumenti finora vigenti, almeno per tutto il 2023, così da avere più tempo per individuare eventuali correttivi strutturali. Il vantaggio di una proroga sarebbe doppio, in quanto i costi sarebbero nel complesso contenuti e perché all’Inps non sarebbero richiesti particolari aggiustamenti neanche sotto il profilo procedurale.