Dai sindacati alle imprese, stessa richiesta al Governo Meloni: il dialogo (vero)

Dialogo sociale, è questa l’esigenza emersa da più attori sociali, fin dalle prime ore della nascita del Governo Meloni: dall’Ugl, ben prima che il nuovo Governo prendesse vita, (Capone: «La chiara vittoria del centrodestra è una richiesta di cambiamento che non può prescindere dal coinvolgimento nell’ambito dei processi decisionali, di tutte le organizzazioni di rappresentanza degli interessi sociali, riaprendo una stagione di dialogo senza la quale le politiche volte a regolare il mercato del lavoro rischiano di diventare poco efficaci»), alla Cgil (Landini: «Noi confermiamo l’urgenza di avviare un confronto ma per noi non c’è soltanto la necessità di un dialogo. Non è sufficiente che ci informino di quello che vogliono fare»), passando per Confindustria (Bonomi: «Quando ci chiederà di incontrarci saremo a disposizione», «la presidente del Consiglio in campagna elettorale aveva espresso desiderio di avere rapporto più forte con corpi intermedi»). In effetti, tra i demeriti del Governo Draghi c’è stato quello di aver “cloroformizzato” il confronto con le parti sociali, limitate soltanto a tre tra le Organizzazioni che rappresentano i lavoratori e a una, tra quelle che rappresentano le imprese, e, come descritto chiaramente dalle parole dello stesso segretario della Cgil, pur invitato ai tavoli, ridimensionando le convocazioni a una sorta di routine informativa sullo stato di avanzamento dei lavori, delle riforme e dei provvedimenti del Governo; svilendo momenti e strumenti di confronto essenziali sia per la vita democratica del Paese sia per lo sviluppo dell’economia. Dialogo sociale, quindi, nel metodo. Nel merito, le urgenze indicate sono quasi le stesse e divergono, soprattutto da parte industriale, nella destinazione delle risorse, che per le imprese le dovrebbero prioritariamente beneficiare. Un altro fatto è certo e chiaro: oltre all’emergenza bollette e al carovita, ad alcune riforme, e in primis fisco e pensioni, c’è un’altra emergenza che, anche in questo momento, tutti condividono ed è il lavoro. «Sul lavoro abbiamo bisogno di un pacchetto di interventi organici perché anche negli anni nella crescita non riusciamo a superare i 23 milioni di occupati. Temo che con il rallentamento dell’economia anche la disoccupazione tornerà a salire», ha detto oggi il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, non propriamente un sindacalista.