Più sommerso fra i lavoratori dipendenti, meno fra gli indipendenti; non escluso effetto flat-tax

Il rapporto Istat sull’economia non osservata non sembra offrire grandi margini di speranza rispetto all’impatto del lavoro non regolare nel nostro Paese. Secondo l’Istituto di statistica, infatti, siamo davanti ad una caratteristica strutturale del mercato del lavoro nostrano, anche se nel corso del 2020 si è registrata una contrazione del ricorso al lavoro non regolare che è tale se la prestazione è svolta senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale e contributiva. Comunque sia, il dato di fatto è che, per la prima dal 1995, il lavoro irregolare è sceso sotto la soglia dei tre milioni di unità di lavoro a tempo pieno (Ula). È importante evidenziare un aspetto: circa il 73,6% del totale dei lavoratori occupati in maniera irregolare è dipendente. Parliamo di quasi 2,153 milioni di addetti che prestano la loro attività ad un datore di lavoro che non versa quanto previsto sul versante dei contributi e del fisco. Inevitabilmente, il Covid-19, complice le misure adottate a sostegno del lavoro e delle imprese, ha finito per incidere sulla quota di lavoro irregolare, che è dato in forte contrazione (-18,4%), quasi il doppio del calo che si è registrato nel lavoro regolare (-9,9%). Al netto di tutto, comunque, rimane un elemento molto interessante di valutazione: il tasso di irregolarità resta più elevato nel lavoro dipendente che in quello indipendente, anche se la distanza non è abissale, in quanto è nell’ordine di meno di un punto percentuale. In aggiunta a ciò, occorre osservare un secondo aspetto: il tasso di irregolarità scende ad una velocità maggiore nel lavoro indipendente rispetto al lavoro dipendente. Il rapporto Istat, chiaramente, si limita a scattare una fotografia, senza evidenziare le possibili cause di questo andamento, che potrebbe essere contingente, legato quindi al Covid-19, oppure diventare strutturale, come conseguenza dell’introduzione della flat tax al 15% sui redditi da lavoro indipendente fino a 65mila euro, una cosa da non escludere.