di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Il Paese è a rischio crollo. Non solo in senso metaforico, date le enormi incertezze economiche causate dalla crisi energetica, che potrebbero mettere a rischio nell’arco di pochi mesi buona parte del nostro sistema produttivo, occupazionale e sociale. Non solo per quanto sta accadendo a livello politico, con le difficoltà del Centrodestra a rimanere unito in vista delle consultazioni al Quirinale, nonostante il fatto che dopo 11 anni per la prima volta l’Italia potrebbe avere un governo politico, dopo il chiaro mandato elettorale dato dai cittadini alla coalizione ed in particolare a Giorgia Meloni. Ma anche da un punto di vista letterale. Il Paese, dopo anni di incuria, sta letteralmente crollando a pezzi. I casi da citare sarebbero moltissimi, a partire da quelli forse più clamorosi: il crollo del Ponte Morandi avvenuto alla vigilia del Ferragosto 2018, causando 43 morti, e la tragedia del Mottarone, la funivia caduta nel maggio del ‘21, provocando la morte di 14 dei 15 passeggeri, salvo solo il piccolo Eitan. Numerosi i disastri causati dalle alluvioni, danni determinati non tanto dagli eventi atmosferici in sé, quanto da una mancata manutenzione del territorio e da opere di urbanizzazione non ideate in modo da garantire la necessaria sicurezza, si pensi allo scorso settembre, quando nelle Marche ci furono 12 vittime, fra cui un bambino di 8 anni, Mattia Luconi. Negli ultimi giorni sono avvenuti altri due crolli eclatanti, che fortunatamente, stavolta, non hanno causato vittime, ma che evidenziano in modo chiaro lo stato delle cose. Il secondo smottamento nel cimitero di Poggioreale a Napoli, dopo quello avvenuto a gennaio scorso sul quale era stata aperta un’indagine, con tanto di foto di bare in equilibrio precario fra le macerie. E il cedimento dell’aula magna dell’Università di Cagliari, vuota in quel momento, in quella che secondo il sindaco del capoluogo sardo, Paolo Truzzu, «Poteva essere una strage», se studenti e professori fossero stati presenti nell’edificio. Il rettore dell’Ateneo, Francesco Mola, ha definito l’accaduto un «fulmine a ciel sereno, perché dai controlli di routine non erano emersi problemi strutturali». Difficile dire a chi attribuire la responsabilità di situazioni del genere, in un rimpallo di compiti e funzioni fra enti privati e istituzioni pubbliche, controllati e controllori. Matasse difficili da sbrogliare persino per gli inquirenti. Impossibile non notare, però, il generale declino di quello che una volta era il “Bel Paese”. Un Parlamento efficiente ed un buon Governo, fra le altre cose, servirebbero anche a questo: ad affrontare un degrado da combattere con norme adeguate ed investimenti in manutenzione, nonostante i difficili frangenti economici, perché ne va della salute e della sicurezza dei cittadini, in un’emergenza non meno grave delle altre.