Allo studio gli interventi correttivi in materia previdenziale per evitare la Fornero

In attesa del nuovo governo e del nuovo ministro del Lavoro, in queste ore ha preso corpo sugli organi di stampa una ipotesi di intervento in materia di pensioni, in vista delle scadenze di dicembre. Secondo alcune indiscrezioni raccolte da qualche quotidiano, una parte del centrodestra starebbe pensando di estendere anche agli uomini le regole di Opzione donna. Quest’ultima prevede un minimo di 35 anni di contributi, una età anagrafica di 58 anni (in caso di lavoro dipendente) o 59 anni (in caso di lavoro autonomo) e il calcolo dell’assegno pensionistico spettante con il solo metodo contributivo. Si tratterebbe di una ipotesi nuova, anche se non nuovissima, visto che ne aveva già parlato il presidente del Consiglio dei ministri uscente, Mario Draghi, nei mesi scorsi. I sindacati, da sempre, guardano con sospetto a strumenti che prevedono il calcolo con il solo metodo contributivo, che, ricordiamo, si applica ai contributi versati dopo il 1995, in quanto per quelli anteriori si utilizza il ben più vantaggioso metodo retributivo. Occorre, però, evidenziare che la componente calcolata con il metodo contributivo, con il passare degli anni, si sta assottigliando e, con essa, si riduce la penalizzazione, quantificata in passato intorno al 30%. Intanto, però, la Lega insiste anche su Quota 41, dagli anni di contributi versati, una soluzione che trova il via libera di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.