di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

A breve inizieranno le consultazioni del Presidente della Repubblica per formare il nuovo Esecutivo. Gli italiani, che si sono espressi col voto dando un chiaro mandato al Centrodestra, sono in attesa di comprendere se e come verrà risolto l’attrito fra Forza Italia e Fdi e se sarà finalmente possibile, come ci auguriamo e crediamo, formare al più presto il governo a guida Meloni di cui si parla da settimane. L’intenzione della “premier in pectore” è quella di garantire al Paese un Consiglio dei Ministri di qualità, per rispondere alle gravi problematiche in atto. Non solo uomini e donne rappresentativi di questo o quel partito, ma, soprattutto, persone capaci, che siano in grado di lavorare bene e con competenza. Si parla di dicasteri fondamentali: Economia e finanze e Sviluppo economico, per affrontare caro-bollette e difendere la produzione, Esteri e Difesa, data la situazione di grave instabilità internazionale determinata dalla guerra in Ucraina, Sanità, in un post-pandemia che ancora non ci permette, purtroppo, di archiviare completamente il pericolo Covid. Si discute poco, invece, di un ruolo non meno importante rispetto a quelli citati, quello di ministro del Lavoro. Sarà fondamentale, dal nostro punto di vista, comprendere, anche sulla base della personalità che verrà scelta per ricoprire questo incarico, quali saranno gli obiettivi del prossimo governo in questo ambito. Le nostre idee, in merito a cosa sarebbe necessario fare per supportare adeguatamente il mondo del lavoro, sono chiare e le abbiamo espresse ai vari governi che si sono succeduti alla guida del Paese. Servirebbe, innanzitutto, un intervento netto e deciso per ridimensionare il peso del fisco sul lavoro, che ha raggiunto un livello insostenibile, specie ora, in uno scenario nel quale dominano inflazione e caro bollette. E riaprire la stagione della contrattazione collettiva, rivedendo il modello di relazioni industriali ed impostando un patto sociale fra lavoro e capitale, fondato sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese come prevede l’articolo 46 della Costituzione. Linee d’azione capaci di consentire una rivalutazione reale di stipendi e salari, mentre, al contrario, il salario minimo legale potrebbe molto concretamente avere l’effetto opposto, ovvero provocare un livellamento verso il basso delle retribuzioni. Poi c’è la questione reddito di cittadinanza, ossia come assicurare il necessario sostegno economico alle persone impossibilitate a lavorare, spingendo verso l’occupazione chi, invece, può, con un sistema valido che bilanci protezione sociale e politiche attive. E il capitolo pensioni, con le scadenze in arrivo, che riporteranno in vigore la Fornero a partire dal nuovo anno se non si individueranno i necessari correttivi volti a consentire una maggiore flessibilità in uscita, come sarebbe opportuno, a tutela sia dei lavoratori prossimi alla pensione, che delle aziende, per rinnovare il proprio organico, ed anche dei giovani in cerca di occupazione, che vedrebbero aumentare le occasioni di lavoro in posizioni più stabili e strutturate.