La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza offre uno spaccato interessante dello stato dell’arte. Il nuovo governo si troverà a gestire una situazione oggettivamente complessa, con la spesa energetica schizzata a livelli mai visti prima, ma anche con la consapevolezza che il nostro sistema produttivo ha delle eccellenze da valorizzare. Fondamentale è il ruolo che avranno le parti sociali

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Sarebbe un errore immaginare che, siccome a breve avremo un nuovo governo, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, quella che in gergo viene chiamata Nadef, preparata dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, per conto del premier uscente Mario Draghi, abbia poco peso, in quanto destinata ad essere modificata a stretto giro di posta. Se è vero che siamo davanti ad una fotografia a legislazione vigente, è pur vero che il testo offre interessanti spunti di valutazione sul recente passato e offre un quadro verosimile degli scenari che ci troveremo davanti nei prossimi mesi. Una prima nota riguarda l’effettivo impatto del caro energia sul sistema produttivo e sui conti dello Stato. Come italiani siamo stati sicuramente costretti a pagare pegno pesantemente, con un saldo fortemente negativo, tanto è vero che la spesa è praticamente triplicata. Al netto dell’energia, però, la nostra bilancia commerciale rimane decisamente positiva, a dimostrazione che, comunque, esiste un sostrato produttivo importante su cui poter contare. Tirando le somme, la crisi sta colpendo una parte delle imprese e le famiglie dei lavoratori e dei pensionati. L’occupazione, in un tale scenario, sembra tenere, almeno per il momento, ma si sta riducendo il potere d’acquisto per cui, senza correttivi, il 2023 si aprirà con un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali o, peggio ancora, con una forte dose di licenziamenti collettivi e individuali. Il nuovo esecutivo ha davanti delle sfide importanti, compresa quella di dare piena attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, potendo contare sull’ampio consenso ottenuto nelle elezioni politiche del 25 settembre. Serve, però, coinvolgere le parti sociali.