di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Mentre infuriano le polemiche su chi abbia garantito, dall’opposizione, almeno una decina di voti a sostegno del candidato di Meloni per palazzo Madama dopo la defezione di Forza Italia e mentre ci si chiede se la nuova maggioranza di Centrodestra, tutto considerato, ora si possa considerare più risicata, o, al contrario, più ampia, un dato certo, in ogni caso, c’è. Il fatto che, dopo le giornate parlamentari che hanno portato all’elezione dei due nuovi presidenti di Senato e Camera, la destra sia ormai entrata nelle Istituzioni repubblicane – finalmente, dal nostro punto di vista – dalla porta principale. Lo dimostrano non solo le provenienze partitiche dei due eletti, ovvero Fratelli d’Italia e Lega, ma anche le singole personalità selezionate, quelle di Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. Due politici diversi fra loro da moltissimi punti di vista, dalla sigla di riferimento all’età, ed anche portatori di visioni entrambe di destra, ma dalle sfaccettature differenti, e comunque indiscutibilmente accomunati da una caratteristica: quella di essere profondamente identificabili, riconoscibili per un’appartenenza netta alla propria parte. Ed ora ricopriranno, rispettivamente, i ruoli di seconda e terza carica dello Stato italiano. Più di qualcuno, a sinistra, ha arricciato il naso, lamentandosi per queste scelte, giudicate troppo identitarie e quindi divisive. Forse dimenticando i “propri” presidenti, quelli votati dopo le vittorie elettorali dell’asse progressista, personalità non certo ecumeniche e centriste, tutt’altro. Come, ad esempio, Fausto Bertinotti o Laura Boldrini, quest’ultima non solo a causa delle proprie idee, piuttosto radicali, e dell’atteggiamento ostile verso gli avversari politici, ma anche per una gestione concreta dei lavori parlamentari molto dura con le opposizioni, in particolare, all’epoca, contro i grillini della prima ora, da Di Battista in poi. Stavolta, invece, i neo-presidenti di destra assicurano che presiederanno le Camere con correttezza ed equilibrio nei confronti di tutti. Non solo per indole, ma forse anche e soprattutto per una maggiore volontà rispetto agli avversari di giungere una volta per tutte a quella pacificazione nazionale di cui si parla sempre, ma che non si ottiene mai, non essendo in nessun caso giudicate sufficienti dalla la sinistra le dimostrazioni di democraticità offerte dalla destra ormai in innumerevoli occasioni e da moltissimi anni. Questo inserimento a pieno titolo all’interno del circuito democratico, che dovrebbe completarsi con la formazione del governo, comunque vadano le cose, farà bene al Paese, alla destra legittimata, naturalmente, ma anche alla sinistra, che potrà in futuro concentrarsi di più sulle proposte concrete per i cittadini, abbandonando, si spera, una controproducente opera continua di demonizzazione dell’avversario.