di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Oggi è il giorno della politica, dell’insediamento delle nuove Camere e dell’elezione dei rispettivi Presidenti, in attesa di conoscere, a breve, la fisionomia del governo che si appresta ad insediarsi e di conseguenza le sue politiche. Questioni molto importanti per il nostro Paese. Non bisogna però dimenticare che il fine ultimo di tutto questo, al di là delle visioni e soprattutto delle tifoserie, favorevoli o contrarie che siano, è quello di garantire la migliore guida possibile al nostro Paese, specie considerando ciò che sta avvenendo, nel frattempo, all’interno della società italiana. Dopo la pandemia, la crisi energetica. Una situazione di crisi ogni giorno più devastante, lo spettro di una possibile recessione, cittadini e famiglie, lavoratori e imprese, soprattutto i più deboli, ma ormai, come sappiamo, la percentuale delle persone in stato di disagio in rapporto al complesso della cittadinanza è cresciuta, mentre è in “evaporazione” la cosiddetta classe media. Il caro-bollette pesa su tantissime famiglie che con sempre maggiore sforzo riescono a far quadrare i conti e solo a costo di rinunce che, fra l’altro generano altra crisi per via dei mancati consumi. E su altrettante imprese, quelle energivore, ma anche le piccole e piccolissime aziende di ogni settore, che già arrancavano ed ora rischiano concretamente di chiudere. Lo testimonia il Documento programmatico di Bilancio approvato dal ministro dell’Economia Franco, che delinea uno scenario fosco per prossimo futuro del nostro Paese. Si prevede, infatti, una contrazione del Pil a partire dal terzo e quarto trimestre del 2022 fino ai primi tre mesi del 2023, un periodo in cui l’economia italiana subirà una brusca frenata con effetti drammatici e inevitabili ripercussioni sul piano economico, occupazionale e sociale. Per questo chiediamo alla politica di fare presto nell’adempiere agli atti necessari all’avvio della nuova legislatura ed alla formazione del nuovo governo, ma soprattutto di fare bene. E fare bene, in questo frangente ancora più che nel passato, significa avere la capacità di difendere il nostro per il tessuto produttivo, i nostri posti di lavoro, il futuro dei nostri cittadini. A partire dalla nuova manovra economica, che dovrà essere coraggiosa, mettendo in condizione lavoratori e imprese di far fronte alla feroce spirale inflattiva causata dall’impennata dei costi dell’energia. Per scongiurare il pericolo di una recessione e favorire la ripresa è fondamentale adottare misure di carattere espansivo anche a costo di un nuovo scostamento di bilancio. In tal senso, la sospensione delle regole del Patto di stabilità appare quanto mai opportuna al fine di consentire investimenti in politiche industriali e infrastrutturali indispensabili per riattivare il mercato del lavoro e far ripartire la crescita.