di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Oggi è il Columbus Day, la data che ricorda il grande esploratore italiano simbolo della presenza della nostra comunità in America, la giornata nella quale i nostri connazionali negli Usa e gli statunitensi di origine italiana esprimono orgoglio e senso di appartenenza. Un giorno significativo nel quale ho voluto testimoniare personalmente la vicinanza dell’Ugl agli italiani d’America, una vicinanza non solo ideale, ma anche concreta e fatta di impegno quotidiano delle nostre strutture sindacali presenti in territorio americano in aiuto di lavoratori e pensionati italiani residenti negli States. Ma, al di là dell’evento in se stesso, in questa occasione, osservando le celebrazioni in atto negli Stati Uniti ed in particolare a New York, è sorta una riflessione più ampia. Ho visitato il monumento dedicato a Cristoforo Colombo nei pressi di Central Park, adornato da una piccola corona tricolore, nell’area transennata e presidiata da un’auto del NYPD. Presenti solo noi ed i poliziotti di guardia, entrambi di origine siciliana, che ci hanno consentito di attraversare le transenne approfittando della nostra presenza per raccontarci orgogliosamente, in perfetto italiano, delle origini dei loro nonni e dell’integrazione della comunità italiana nel tessuto sociale e lavorativo newyorkese. Tutto intorno, il caotico traffico urbano ed una sostanziale indifferenza, nonostante la presenza massiccia di italiani, comunità importante per peso demografico e sociale. L’impressione è quella di una crescente volontà di sminuire non solo l’apporto italiano, ma l’intera storia della nazione americana, nata nel solco della cultura europea. Quella cultura che si impose nei secoli scoprendo, poi colonizzando ed abitando il territorio. Riconoscere le luci e le ombre della presenza europea negli altri continenti è un conto, un altro disconoscerne il peso indiscutibile attraverso la pratica della cosiddetta Cancel Culture. L’ostracismo verso tutto ciò che è storia, tradizione ed, in fondo, comunità che, invece di essere letto, studiato e approfondito con i suoi splendori e le zone opache, viene semplicemente cancellato. E cancellate devono essere, per i circoli “radical” attivi in tutto il mondo, le tracce non di un “nemico”, ma quelle del passato, in nome di un risentimento anti-occidentale propugnato da alcune élite proprio in una fase storica nella quale l’Occidente e l’Europa si scontrano, a vari livelli, con altri poli politici, economici, culturali. Dall’avanzata economica cinese al confronto col mondo islamico, fino, in questi giorni, allo scontro durissimo con la Russia. Nel frattempo prosegue questa opera di demonizzazione del proprio passato. Una forma piuttosto subdola di rimozione acritica, che ci renderà tutti orfani delle nostre radici. E se le radici profonde non gelano mai, le piante senza radici vengono spazzate via al soffio del primo vento.