Allarme Upi: «Crescita prezzi energia e materiali aumenta di almeno il 50% costi opere Pnrr». «O Governo e Ue danno le risorse necessarie per coprire la spesa in più oppure cambiamo la tempistica di attuazione del Piano nazionale di rilancio e resilienza»

C’era da aspettarselo: «Con il trend dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei materiali, i costi delle opere del Pnrr sono aumentati di almeno 50%. Una scuola che un territorio attendeva da anni e che doveva costare 10 milioni ora ci costa 15 milioni. Quello che l’Ue e il Governo dovrebbero capire è che la scuola che, come Province, chiedevamo da anni di realizzare la stiamo costruendo dentro la bolla di speculazione. O Comuni e Province ottengono da Governo e Ue le risorse necessarie per coprire la spesa in più, oppure cambiamo la tempistica di attuazione del Pnrr. Anche perché noi sindaci e presidenti di Provincia faremo l’impossibile per portare a termine queste opere, ma se bandiamo oggi le gare, non troviamo ditte disposte a costruire a questi costi. Le gare vanno deserte». È l’allarme lanciato oggi dal presidente UPI (Unione Province Italiane), Michele de Pascale, dal Festival delle Città di ALI Legautonomie, e che combacia perfettamente con quello di qualche giorno fa dell’Ance. Un allarme serio che pone importanti interrogativi e soprattutto per il Sud, visto che, come sottolineato dal vice direttore generale della Banca d’Italia, Paolo Angelini, le politiche pubbliche hanno il compito prioritario di colmare i ritardi nello sviluppo delle aree del Mezzogiorno del Paese con «investimenti in infrastrutture e produzione di servizi pubblici». Tuttavia, anche a Nord non si ride. Pochi giorni fa il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha precisato che «sul Pnrr non è vero, come qualcuno dice, che siamo in ritardo, ma i costruttori mi dicono che per fare le opere devono spendere il 30% in più e i Comuni hanno meno soldi», «oggi dei 220 miliardi previsti non so quanti riusciremo a investirne nei tempi previsti. Ci sarà da riflettere e bisognerà dire a breve cosa va fatto e cosa no e soprattutto i tempi perché i cittadini vogliono saperlo». In realtà, nella nota di aggiornamento al Def (NaDef) approvata nei giorni scorsi, il governo uscente ha dovuto riconoscere ritardi di spesa per gli investimenti del Pnrr. A pesare, oltre alle croniche carenze della pubblica amministrazione rimaste irrisolte, è l’impennata dei costi delle opere causa rincari di materie prime ed energia. È altrettanto vero che a maggio il governo aveva messo in campo un meccanismo per garantire l’adeguamento del valore dei bandi ai rincari delle materie prime, ma per le opere già in corso questa possibilità finisce il 31 dicembre. Secondo i costruttori dell’Ance sta diventando via via più improbabile che l’Italia riesca a concludere le opere previste entro il 2026, l’anno in cui si concluderà il Next generation Eu. «Le misure di adeguamento dei prezzari scadono il 31 dicembre e senza nuove compensazioni da quel momento in poi si tornerebbe a quelli vecchi».