di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La situazione economica e politica richiede la massima concentrazione: l’attenzione è giustamente rivolta alla crisi energetica ed all’escalation militare in Ucraina. Ma, in questo difficilissimo frangente, in Italia sta accadendo anche qualcos’altro: per la prima volta nella storia repubblicana la destra si appresta a guidare un governo. Sarebbe certamente stato più semplice affrontare la prova della leadership in un altro momento meno complesso, ma così sono andate le cose. Dato questo evento, in un certo qual modo storico, le aspettative di alcuni e le preoccupazioni di altri sono altissime. Eppure la destra, nei fatti, è stata “sdoganata” da decenni: nel 1994, nella coalizione di maggioranza a sostegno del primo governo Berlusconi, c’era l’Msi. Quello originale, con tanto di Fiamma nel logo, che esprimeva ben 5 ministri dell’Esecutivo. Tra questi, fra l’altro, l’unica donna della compagine, Adriana Poli Bortone, in un periodo nel quale i ministri donna erano mosche bianche in tutti i governi, a dimostrazione che le scelte in tema di rappresentanza femminile non sono estemporanee, ma del tutto consolidate nella storia della destra. Da allora, in quasi trent’anni, le varie formazioni di destra che si sono susseguite, dal Msi ad An, al Popolo della Libertà, nato dalla fusione tra Fi e la stessa An, hanno fatto parte in più occasioni di governi nazionali e moltissime volte, compreso FdI, nato nel 2012, di giunte regionali e comunali. Hanno espresso sindaci di città piccole e grandi e governatori di Regione. A loro vanno aggiunti poi gli esponenti, altrettanto presenti a vari livelli istituzionali, della Lega, formazione da tempo considerata, nonostante una storia differente, a pieno titolo “di destra”. Quindi, forse, tutta l’apprensione che si avverte in Italia e all’estero risulta un po’ eccessiva e questa prima volta alla guida di un governo, più che un evento eccezionale, sembra, a ben pensarci, un’opzione che prima o poi si sarebbe dovuta verificare nell’ambito dell’alternanza democratica, specie in un periodo come quello attuale, di consensi elettorali fluidi ed osmotici tra un partito e l’altro. Il pathos andrebbe un po’ ridimensionato. È comunque vero che questa per la destra è senz’altro un’occasione importante, da cogliere dimostrando con i fatti di essere in grado di adempiere al ruolo in modo credibile. Innanzitutto per affrontare efficacemente le difficilissime sfide del presente, proponendo misure valide che sostengano il Paese dal punto di vista economico e sociale. Ma anche per disinnescare il clima da “caccia alle streghe”, creando un precedente che chiarisca una volta per tutte che, pur nella inevitabile differenza di visione, senza la quale l’alternanza del resto non avrebbe ragion d’essere, la destra fa parte a pieno titolo del gioco democratico. In modo che in futuro non sia più necessario dover dire di “non essere dei mostri”, come dichiarato ieri da Giorgia Meloni, dopo settimane e mesi di attacchi continui e preventivi.