Istat: nel 2020 i redditi delle famiglie sono scesi al -6,2%. In lieve peggioramento la disuguaglianza: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,8 volte quello delle famiglie più povere

Italia nella morsa fatta di crescita delle disuguaglianze e rischio di povertà o esclusione sociale, dovute in parte alla bassa intensità di lavoro. Lo ha reso noto oggi l’Istat, secondo il quale nel 2020 i redditi famiglie sono al -6,2% rispetto al 2007, con un reddito netto medio annuo di 32.812 euro. Gli interventi di sostegno (RdC e altre misure straordinarie) ne hanno limitato il calo (-0,9% in termini nominali, -0,8% in termini reali). «La perdita complessiva rispetto ai livelli del 2007 resta decisamente più ampia per i redditi familiari da lavoro autonomo (-25,3% in termini reali) rispetto ai redditi da lavoro dipendente (-12,6%), mentre i redditi da capitale mostrano una perdita del 15,6%, in gran parte attribuibile alla dinamica negativa degli affitti figurativi (-18,1% in termini reali dal 2007)». Per i redditi netti da pensioni e trasferimenti pubblici si registra un aumento dal 2007 del 10%. In peggioramento, anche se lieve, la disuguaglianza nel 2020: il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,8 volte quello delle famiglie più povere (5,7 nel 2019). Il 5,6% della popolazione (circa 3 milioni e 300 mila individui) si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, ossia presenta almeno 4 dei 9 segnali di deprivazione individuati dall’indicatore Europa 2020, ma il valore è più basso rispetto a quello dei due anni precedenti (5,9% nel 2020 e 7,4% nel 2019). L’11,7% degli individui vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia con componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo, percentuale in aumento rispetto all’11% dell’anno precedente e al 10% del 2019. Nel triennio, si è verificato un peggioramento dell’indicatore di bassa intensità lavorativa, il miglioramento di quello di grave deprivazione materiale e la sostanziale stabilità dell’indicatore del rischio di povertà. Il Sud rimane l’area del Paese con la percentuale più alta di individui a rischio di povertà o esclusione sociale (41,2%), stabile rispetto al 2020 (41%) e in diminuzione rispetto al 2019 (42,2%). In questa ripartizione aumenta la quota di individui che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (20,6% contro 19,2% del 2020 e 17,3% del 2019) e diminuisce quella degli individui a rischio di povertà (33,1% rispetto a 34,1% del 2020 e 34,7% del 2019). La riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale riguarda in particolare la Puglia e la Sicilia mentre è in sensibile aumento in Campania per l’incremento della grave deprivazione e della bassa intensità lavorativa.