IMPATTO ENORME
Il caro energia dovuto alle conseguenze della crisi geopolitica innescata dalla guerra russo-ucraina sta sollevando enormi preoccupazioni nelle categorie produttive. Secondo l’analisi sui principali servizi pubblici locali, realizzata da Unioncamere e BMTI, tra il 2021 e il 2022 il costo sostenuto dal sistema delle PMI per i servizi pubblici locali, è aumentato in media del +41,3%. Nello specifico, gli aumenti registrati nel 2022 sono riconducibili all’andamento del costo della fornitura di energia elettrica e gas naturale, in aumento rispettivamente del +60,3% e del +57,3% in dodici mesi. Gli incrementi dell’energia elettrica hanno interessato la componente relativa alla vendita (+127% in media) a seguito del forte aumento registrato dalla materia prima. Tali aumenti sono stati in parte compensati dalla riduzione degli oneri di sistema (-45% in media rispetto allo scorso anno) messa in campo dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, al fine di scongiurare un aumento ancora più pronunciato della bolletta. A sostenere i costi maggiori, secondo l’indagine di Unioncamere e BMTI, sono stati i negozi di beni non alimentari (+60%). Forti anche i costi a carico dei negozi di parrucchiere (+41,1%), bar (+37,8%) e negozi di ortofrutta (+26,1%), ma molti sono in sofferenza.

L’ALLARME DI FEDERTERZIARIO
FederTerziario, organismo datoriale che, insieme a UGL, è promotore di FondItalia, ha lanciato nei giorni scorsi un allarme a nome delle 85mila imprese che rappresenta. «Siamo estremamente preoccupati per l’esponenziale aumento dei prezzi delle materie prime e energetiche – si legge in una nota di FederTerziario – e dell’inflazione, che ormai ha quasi raggiunto l’8% e la cui impennata è in gran parte dovuta proprio al caro energia. Servono interventi rapidi altrimenti molte piccole e microimprese sono destinate a chiudere entro il primo semestre del 2023, con una conseguente drammatica perdita di posti di lavoro». Secondo un’elaborazione dati dell’ARERA, l’autorità di regolazione per l’energia reti e ambiente, citata dalla Confederazione, il primo trimestre del 2022 ha fatto registrare un aumento del prezzo medio del 55% dell’energia elettrica e del 42% del gas. Numeri che – evidenzia FederTerziario – si traducono in costi insostenibili, con picchi in alcuni settori. «Alcuni settori sono particolarmente colpiti dall’aumento dei costi dell’energia – prosegue FederTerziario – ad esempio i trasporti, il commercio al dettaglio, la ristorazione e gli alberghi, (che devono affrontare anche gli aumenti delle spese della logistica), che hanno visto, in alcuni casi, quadruplicata l’incidenza del prezzo dell’energia sui costi delle proprie attività imprenditoriali».