Ue: un nuovo Sure contro la frammentazione. Gentiloni (Economia) e Thierry Breton (Mercato interno) avanzano la proposta dell’intervento su alcuni quotidiani europei, tra cui il Corriere della Sera

Unità prima di tutto e non sono di certo i sovranisti o i populisti a metterla in pericolo. La frammentazione (fracking, in inglese, è un termine usato per definire la tecnica controversa della fratturazione idraulica, hydraulic fracturing, inventata già agli inizi del ‘900 per estrarre gas naturale e petrolio dalle rocce di scisto, shale gas, cioè quelle presenti nel sottosuolo che si sfaldano più facilmente) è il nuovo spauracchio della Ue. La frammentazione è il nuovo timore dell’eurogruppo, visto che i ministri delle Finanze dell’eurozona l’hanno evocata più volte nel corso delle loro riunioni, in riferimento, in particolare, alla Germania e al suo maxi-piano di aiuti contro il caro energia. Rischio frammentazione perché non tutti i Paesi hanno la possibilità di chiedere 200 miliardi di prestiti a sostegno di famiglie e imprese, anzi proprio nessuno.
Per correre ai ripari, l’Ue ha fatto emergere oggi una soluzione, intorno alla quale si sta parlando in queste ore, ed è un nuovo fondo sul modello Sure, riproposto dai Commissari europei Paolo Gentiloni (Economia) e Thierry Breton (Mercato interno), in un loro intervento su alcuni quotidiani del continente, tra cui il Corriere della Sera. Sostiene Gentiloni che «il punto è trovare il modo di fare passi avanti, perché se vogliamo evitare la frammentazione e fronteggiare questa crisi, abbiamo bisogno di un livello più alto di solidarietà e di mettere sul tavolo altri strumenti di solidarietà».
«Dobbiamo affrontare con urgenza il costo dell’energia, che colpisce pesantemente le famiglie e le imprese di tutti gli Stati membri – scrivono Gentiloni e Breton -. Per le imprese, dobbiamo continuare a coordinare i nostri sforzi per aiutarle a preservare la loro competitività e i loro posti di lavoro, prestando al contempo molta attenzione al mantenimento di condizioni di parità nel nostro mercato interno. In questo contesto, il massiccio pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro deciso dalla Germania (pari al 5% del Pil) risponde alla necessità – da noi invocata – di sostenere l’economia, ma solleva anche degli interrogativi. Come possono gli Stati membri che non hanno gli stessi margini di bilancio sostenere le imprese e le famiglie». Già, come farà l’Italia?