Dieci milioni di persone sotto la soglia di povertà, 300 mila imprese a rischio defaul. Focus “Un Paese da ricucire” Censis-Confcooperative: «Il disagio sociale supera i confini della povertà conquistando nuovi spazi»

È crescente il disagio di famiglie e imprese. «Il disagio sociale supera i confini della povertà conquistando nuovi spazi, inghiottendo 3 milioni di famiglie per un totale di 10 milioni di persone, mietendo nuove vittime tra coloro che fino a oggi pensavano di esserne al riparo. Undici famiglie su cento hanno una spesa per consumi sotto la soglia di povertà. Almeno 300mila imprese rischiano di crollare sotto il peso di oltre 300 miliardi di debiti, rischiando di far ingrossare le file della povertà con pesanti contraccolpi per l’occupazione di circa 3 milioni di persone. Si preannuncia un autunno caldo a cui dare risposte», ha dichiarato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando quanto emerge dal Focus Censis-Confcooperative, intitolato “Un paese da ricucire” e presentato oggi in occasione dell’incontro ad Assisi tra Cei e Confcooperative. Anche percepire un reddito da lavoro dipendente non è più sufficiente a mettersi al riparo dal rischio di cadere in povertà: sono 4 milioni i dipendenti «a bassa retribuzione» nel settore privato (retribuzione annua inferiore ai 12 mila euro). Di questi, 412 mila hanno un lavoro a tempo indeterminato e full time. Ancora diffuso anche il lavoro nero: sono 3,2 milioni gli occupati irregolari. Di questi 2,5 milioni nei servizi; 500 mila i “falsi autonomi” e 50 mila i lavoratori delle piattaforme. Il 60% delle pensioni di anzianità o vecchiaia non raggiunge i 10 mila euro all’anno. La pensione di cittadinanza – con un importo medio mensile di 248 euro – è percepita da 126mila pensionati, di cui circa un terzo costituito da persone in condizioni di disabilità. Quanto alle imprese al collasso, «nell’anno della “tripla crisi”, dal Covid, all’energia alla guerra nel cuore dell’Europa – ha detto Gardini – torna ad aumentare il rischio default per le imprese italiane negli anni 2019-2022». Le imprese a rischio erano il 12,6% nel 2019 salgono al 16,1%. Le imprese vulnerabili crescono da 29,4% al 32,6%. Le imprese solvibili scendono dal 40,5% al 36,1%%. Le imprese solide calano dal 17,5% al 15,2%. Le più colpite sono le microimprese (meno di 10 addetti) più esposte all’impatto della “tripla crisi”: a rischio default il 16,7%, vulnerabili il 35,2%. Tra le piccole (10-50 addetti) a rischio default il 9,9%, mentre il 26% sono vulnerabili. Le medie (50-250 addetti) a rischio default il 6%, vulnerabili il 19,9%. Tra le grandi (oltre 250 addetti) a rischio default il 4,4%, vulnerabili il 15,6%.