Gas: contro il price cap ora si mette di traverso anche Berlino. Con lo scudo da 200 miliardi a sostegno di famiglie e imprese, impedita di fatto la nascita di un fronte comune europeo. Von Der leyen non pervenuta

A Bruxelles, considerano ancora Mario Draghi una garanzia? Sì, ma fino ad un certo punto. O, meglio, fino ad un tetto: quello del gas. Nonostante la lettera, per la fissazione di un tetto al prezzo di tutto il gas importato, dei 13 Paesi, poi diventati 15, tra i quali, oltre all’Italia, anche Francia, Spagna, Polonia e Belgio, il Consiglio europeo sull’energia non sceglierà il price cap. Perché la Germania, con l’annuncio di uno scudo da 200 miliardi a sostegno di famiglie e imprese, finanziato con la riattivazione di un fondo di stabilizzazione economica, ha deciso di fatto di non allinearsi e di impedire, così, la nascita di un fronte comune sia contro le speculazioni del mercato sia contro Vladimir Putin. La Commissione europea e la stessa Ursula von der Leyen hanno snobbato la lettera dei 15, che, oltre ad un price cap generalizzato, puntavano alla creazione di un Recovery Fund per l’energia e, magari, al disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas, tanto caro a Giorgia Meloni. Disaccoppiamento che ha senso, visto che, negli ultimi dodici mesi, il prezzo di riferimento del gas europeo è salito del 550%, 14 volte sopra la sua media decennale, mentre quello dell’elettricità è aumentato di 10 volte. Tra l’iniziativa “autarchica” di Berlino e l’indifferenza di Bruxelles, si “accoccola” volentieri l’Olanda, contraria, con pervicace attivismo, al price cap. Amsterdam non ha alcun interesse, in quanto sede del mercato di riferimento in cui si stabilisce il prezzo del gas, a lasciare che il “gioco del prezzo” si normalizzi. E pure Bruxelles vede migliori altre soluzioni, che però graverebbero sui bilanci degli Stati. Sostiene che un tetto generalizzato al prezzo del gas importato «sarebbe una misura radicale che comporta rischi significativi legati alla sicurezza dell’approvvigionamento», anche con i fornitori affidabili (gli stessi che ci vendono il Gnl a prezzi esorbitanti, grazie al conflitto ucraino). Meglio sarebbe mettere un tetto al gas russo (9% dei consumi Ue) e negoziare con i singoli fornitori. Neanche i più europeisti tra i quotidiani italiani, riescono ormai a celare l’antagonismo, il «bullismo» e il nervosismo che serpeggiano tra i Paesi e la sostanziale impotenza di Mario Draghi. Il portavoce del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha voluto precisare che il governo tedesco è «complessivamente pronto a collaborare con i governi dei Paesi partner» e che l’amicizia con l’Italia è «profonda» e «così resterà». Ma la Germania «non è ancora pronta», «soprattutto dobbiamo parlare con i Paesi amici, la Norvegia, gli Stati Uniti, l’Algeria, perché i prezzi saranno abbassati», ha detto il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. Amici di tutti, amici di nessuno.