La Casa Bianca: «Non riconosceremo mai i territori annessi, l’Ucraina ha il diritto di continuare a difendersi»

Domani sarà il giorno in cui la Russia annetterà ufficialmente i territori del Donbass che hanno votato per l’adesione alla Federazione attraverso i referendum dei giorni scorsi. Poco importa se l’UE e gli Stati Uniti abbiano già dichiarato di non riconoscere l’esito della consultazione, ritenuta illegale nonché, per dirla con la Casa Bianca, una «flagrante violazione del diritto internazionale». E poco cambia se persino la Cina abbia espresso nelle ultime ore perplessità al riguardo. Mosca ha deciso: la cerimonia di firma dei trattati si terrà al Cremlino venerdì, alle 15 ora locale, con la partecipazione – confermata dal portavoce Dmitry Peskov – del presidente Vladimir Putin. La mossa viene considerata a livello internazionale un ulteriore inasprimento della guerra in Ucraina, con la possibilità di accrescere il rischio nucleare qualora la Russia ritenesse minacciata la propria integrità territoriale in caso di tentativi di riconquista delle regioni annesse da parte delle forze di Kiev. «Non riconosceremo mai i territori annessi, l’Ucraina ha il diritto di continuare a difendersi», ha afferma la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. Dello stesso avviso la Commissione europea: «Non accettiamo i referendum farsa e non accetteremo mai nessuna annessione dei territori ucraini occupati – ha dichiarato la portavoce di Bruxelles, Dana Spinant –. Abbiamo già annunciato il nuovo pacchetto di sanzioni a causa di questi referendum». Il tema sanzioni rischia però di diventare un nuovo caso politico, con l’Ungheria che potrebbe porre il veto se il pacchetto dovesse includere «misure restrittive sull’energia». «Avrei voluto che non si tenessero, sono un guaio», ha invece commentato i referendum nel Donbass il presidente turco, Recep Tayip Erdogan, intervistato dalla Cnn. «Non riconosciamo il risultato di questi referendum», ha poi affermato il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, durante una conferenza trasmessa dalla tv di Stato. Mosca prova dunque ad alzare l’asticella in un momento di difficoltà nel conflitto, anche a livello domestico. Secondo l’intelligence britannica «nei sette giorni trascorsi da quando il presidente Putin ha annunciato la mobilitazione parziale c’è stato un considerevole esodo di russi che cercavano di sfuggire alla chiamata» e «sebbene i numeri esatti non siano chiari, probabilmente supera la dimensione della forza di invasione totale che la Russia ha messo in campo nel febbraio 2022» Il governo finlandese ha confermato la chiusura della frontiera orientale a partire da mezzanotte. Da quel momento i cittadini russi potranno entrare in Finlandia solo per specifici motivi, come visite ai parenti, per ragioni di lavoro o per ricevere cure mediche. «Tutte le richieste di ingresso verranno considerate individualmente», ha spiegato all’emittente pubblica Yle, il ministro dell’Interno finlandese, Krista Mikkonen, aggiungendo che chi vuole «può far richiesta d’asilo oppure cercare di attraversare il confine illegalmente. Ma siamo preparati».