Giornata di lavoro negli uffici di FdI a Montecitorio per Giorgia Meloni. L’obiettivo è essere pronti nel più breve tempo possibile, così da rendersi operativi subito dopo l’insediamento delle Camere – si parte il 13 ottobre, dopodiché la procedura prevede la formazione dei gruppi delle forze politiche in Parlamento, l’elezione dei capigruppo nonché quella dei presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama – e le consultazioni al Quirinale che, salvo intoppi, potrebbero tenersi già il 17-18 ottobre. C’è fretta perché la crisi economica, il caro bollette, la situazione internazionale non offrono alternative. Ed è anche in quest’ottica che va osservata la serie di incontri che Meloni sta avendo in queste ore con gli alleati. Non c’è alcuna intenzione di commettere un passo falso, del resto la leader di Fratelli d’Italia era stata chiara già subito dopo la vittoria elettorale: adesso è il tempo della responsabilità. Il totonomi della futura compagine di governo, però, si sa, è in questi casi lo sport preferito da giornali e addetti ai lavori, ma è stata la stessa Meloni a mettere a tacere le ultime voci, già pronte a segnalare possibili distanze o litigi interni alla coalizione uscita vincitrice dal voto del 25 settembre. C’è chi ha parlato di un presunto veto di Meloni su Salvini, con tanto di virgolettati a gonfiare i titoli, del tipo: «Matteo non avrà ministeri chiave». «Trovo abbastanza surreale – la risposta piccata di Meloni su Twitter – che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie. Si mettano l’anima in pace: il centrodestra unito ha vinto le elezioni ed è pronto a governare. Basta mistificazioni». L’obiettivo, insomma, è quello di realizzare una squadra di governo coesa, pur nella consapevolezza e nel rispetto delle istanze che le singole forze portano in dote. «Ci vuole qualcuno che torni a difendere e proteggere confini, leggi, forze dell’ordine e sicurezza in Italia. Qualche idea ce l’abbiamo», ha ricordato Salvini su Twitter in riferimento agli ultimi sbarchi di migranti in Calabria. Mentre Meloni incassa le congratulazioni dei leader internazionali, compreso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, al quale la leader di FdI ha prontamente risposto assicurandogli il sostegno dell’Italia («Caro Presidente Zelensky, sai che puoi contare sul nostro leale sostegno alla causa della libertà del popolo ucraino. Sii forte e mantieni salda la tua fede»), arriva la smentita di Palazzo Chigi – oggi intanto si è riunito il Cdm, con la Nota di aggiornamento al Def tra i punti all’ordine del giorno – alle ricostruzioni giornalistiche secondo cui il premier farebbe da garante con Bruxelles, Parigi e Berlino. «Palazzo Chigi – si legge nella nota – smentisce la tesi e il contenuto dell’articolo “Kiev e conti pubblici, contatti di Draghi con l’UE – ‘Meloni starà ai patti’” pubblicato su Repubblica. Il Presidente del Consiglio non ha stretto alcun patto né ha preso alcun impegno a garantire alcunché. Il presidente del Consiglio mantiene regolari contatti con gli interlocutori internazionali per discutere dei principali dossier in agenda e resta impegnato a permettere una transizione ordinata, nell’ambito dei corretti rapporti istituzionali».