di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Le parole di Giorgia Meloni, «dobbiamo prenderci le misure, abituarci all’idea, muoverci con responsabilità e attenzione», rivelano tutta la gravità di questo epocale momento. Epocale sia per la destra italiana, che ha ricevuto un mandato popolare inequivocabile, sia per il Paese, nel quale, finalmente, è tornata la politica. Evitare caroselli e feste – ha chiesto ai suoi Meloni – «abbiamo problemi enormi da affrontare». È così, tant’è che la doccia fredda è già arrivata.
La doccia fredda non è lo spread tra Btp e Bund salito oggi a 249 punti base e il tasso dei Btp arrivato a sfiorare il 3,5%. Non è neanche la reazione dei mercati, prevista e agitata, a puro scopo elettorale, dai detrattori della destra. Ai mercati ciò che più interessa sono il prezzo del petrolio, la quotazione della sterlina e, su tutto, i tassi di interesse e l’inflazione.
La doccia fredda, infatti, è stata l’insieme delle dichiarazioni fatte ieri dalla presidente della Bce, Christine Lagarde: l’ulteriore aumento dei tassi di interesse; il percorso di una politica monetaria incerto (aggiungiamo noi), perché deciso «riunione per riunione» alla luce dell’evoluzione delle prospettive di inflazione, cosa che equivale a dire “navighiamo a vista”; che le prospettive economiche dell’Eurozona sono sempre più fosche; che l’inflazione resterà troppo alta per un periodo esteso; che aiuterebbe «forse» di più una buona riforma della fissazione del prezzo dell’elettricità.
Insomma, la doccia fredda, più che per il centrodestra italiano, è per l’UE, che si deve sbrigare ad intervenire, dispiacendo anche a quegli stessi Paesi (europei) che con l’Europa “fanno affari”, mentre gli altri arrancano.
Una doccia ghiacciata, soprattutto, per il ceto medio che si ritrova a combattere contro un’inflazione galoppante, contro esorbitanti costi dell’energia e contro una crisi senza precedenti.
Per tutte queste ragioni, la richiesta di cambiamento espressa dal voto di milioni di italiani non può prescindere dal coinvolgimento, nell’ambito dei processi decisionali, di tutte le organizzazioni di rappresentanza degli interessi sociali.
Ciò che, come sindacato UGL, chiediamo al nuovo Governo à la riapertura di una stagione di dialogo, senza la quale le politiche volte a regolare il mercato del lavoro, rischiano di diventare poco efficaci. Come rilevato anche da Guido Crosetto, è fondamentale negoziare con Bruxelles un nuovo Pnrr o lo stanziamento di fondi per interventi di messa in sicurezza economica e sociale. Le sfide che il Paese ha di fronte a partire dalla crisi energetica richiedono risposte urgenti: è prioritario, pertanto, immettere liquidità nell’economia reale attraverso una riforma della tassazione fondata sulla flat tax e sul taglio del cuneo fiscale per sostenere lavoratori e imprese colpiti dall’inflazione.