di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Le elezioni, come era ampiamente previsto, hanno segnato una chiara vittoria del Centrodestra, coalizione che del resto da anni era in cima nelle preferenze dell’elettorato e che la maggioranza degli italiani avrebbe già voluto a Palazzo Chigi. All’interno del blocco dei vincitori la vera novità è, però, l’affermazione nettissima del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, e della sua leader, probabilmente destinata ad essere la prima presidente del Consiglio di sesso femminile nella storia della nostra Repubblica. Un’affermazione figlia delle proposte di Fdi, che sono piaciute a moltissimi italiani, e del carisma della Meloni, ma anche della scelta, evidentemente giudicata coerente e seria, di non voler entrare a far parte di nessuna delle maggioranze trasversali che hanno caratterizzato lo scorso quinquennio, compresa quella di “unità nazionale” guidata da Mario Draghi. Un voto che, quindi, potrebbe essere interpretato anche come un giudizio negativo sull’operato dell’Esecutivo uscente, come dimostra anche la ripresa del Movimento 5 stelle, partito che ha dato il via libera alla crisi politica di luglio e così ha invertito la rotta della perdita di consensi, e l’arretramento della Lega, che ha pagato l’ingresso in un governo la cui azione, in molti casi, è stata troppo sbilanciata a sinistra su alcuni temi importanti, la sicurezza e la gestione degli Interni in primis. Impossibile, poi, non sottolineare, dal nostro punto di vista di protagonisti, nell’ambito non politico ma sindacale, della storia della destra italiana, che un’area fino a poco tempo fa relegata ai margini, esclusa dalle leve del potere per via di una sorta di “cordone sanitario”, contrastata, anche in questa campagna elettorale, con una costante opera di demonizzazione, è riuscita ad imporsi ed a conquistare la fiducia di un italiano su quattro, uno su due considerando l’intera coalizione. Il tutto nonostante il coro insistente di quel mainstream fatto non solo di giornalisti e opinionisti, ma anche di personaggi del mondo dello spettacolo. Infine, per la prima volta dopo undici anni, ed anche questa non è cosa da poco, la politica torna protagonista con una maggioranza chiara emersa dalle urne, il che dovrebbe garantire al Paese da un lato una certa stabilità e governabilità, dall’altro, elemento forse ancora più importante, una stretta corrispondenza fra maggioranze parlamentari e maggioranze elettorali, onde evitare l’ulteriore crescita di quel pericoloso scollamento fra cittadini ed istituzioni che ha contribuito all’affluenza finora più bassa di sempre. Per tutte queste ragioni, quindi, l’Italia volta pagina. Chiuse le urne ed oltre le tifoserie, adesso la nostra speranza è che questo grande cambiamento si traduca nel concreto in un futuro migliore per famiglie, lavoratori ed imprese, per la nostra Italia, che ha urgente bisogno di risposte.