Letta attacca Meloni: «Meglio premier uomo che una premier donna con logiche maschiliste». La replica: «Sono nervosi: fanno retorica su emancipazione femminile e poi l’unica donna in corsa per Palazzo Chigi sta dall’altra parte»

«Prima c’è il voto dei cittadini. Tutti dicono che il centrodestra ha già vinto, non abbiamo ancora vinto nulla. I sondaggi per me valgono zero». Il leader leghista, Matteo Salvini, non si sbilancia sul risultato delle elezioni (si vota il 25, dalle 7 alle 23), intervenendo nel corso di un punto stampa su Area B, a Milano, a poche ore dall’evento di chiusura della campagna elettorale a piazza del Popolo, a Roma, alle 18. Presenti anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e di Forza Italia, Silvio Berlusconi. «È fondamentale che tanta gente voti domenica», aggiunge, indicando le priorità – «Penso all’azzeramento della legge Fornero e lo stop all’aumento delle bollette» – e rinviando a dopo le elezioni la questione legata alla squadra di governo: «Poi vinciamo se vinciamo, andremo al Quirinale, ci saranno i ministri. Però una cosa alla volta. Prima l’importante è che la gente domenica eserciti il diritto al voto». Meloni ribadisce che la postura internazionale dell’Italia non subirà variazioni – il nostro Paese resterà atlantista –, anche con l’insediamento di un governo di centrodestra, sconfessando quanti sostengono il contrario, a partire dal Partito democratico e Impegno civico: «FdI è stata fin da subito il partito più chiaro e determinato nel sostegno all’Ucraina senza alcuna esitazione o tentennamenti, pur stando all’opposizione», ricorda all’Agi, spiegando che il suo partito reputa «che l’interesse nazionale italiano sia oggi quello di non apparire l’anello debole dell’Occidente e rispettare pienamente le nostre alleanze internazionali». Dopo aver parlato in più occasioni di democrazia a rischio, in caso di vittoria del centrodestra, il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, paventa oggi la bancarotta – «Noi non consentiremo, con la nostra campagna elettorale e con il voto degli italiani, alla destra di portare di nuovo l’Italia in bancarotta» – e poi attacca direttamente Meloni: «È meglio un premier uomo che fa politiche per le donne e per le pari opportunità piuttosto che una premier donna che continua con la logica maschilista e patriarcale del nostro Paese». A stretto giro la replica, affidata ad un post su Twitter: «Ormai Letta e il Pd hanno detto di tutto contro di me. Persino che sarei una donna nemica delle donne. Capisco il loro nervosismo: fanno tanta retorica sull’emancipazione femminile e poi l’unica donna che concorre a viso aperto per Palazzo Chigi sta dall’altra parte. Spiace». Non risparmia frecciate al Pd, il leader di Italia viva, Matteo Renzi: «Il Pd è diventato la copia dei grillini», sostiene, elencando i tanti “no” del suo ex partito – «Dicono no al gas in Adriatico, no al rigassificatore a Piombino, no al termovalorizzatore a Roma, no al petrolio in Basilicata con Speranza, no al Tap in Puglia con Emiliano, no al Jobs Act con la Camusso e Letta» – per il quale prefigura un futuro difficilissimo: «Non se faranno un congresso o una scissione. Ma una delle due la faranno».