Fed e Bce rialzano i tassi di interesse, recessione alle porte? Anche Francoforte continuerà ad aumentarli, pur di fronte alla previsione di una stagnazione economica e ai rischi al ribasso della crescita a causa della guerra

Stamattina brutto risveglio per Hong Kong. E non soltanto per lei: la Borsa è scesa e ai minimi da dicembre 2011 (-2%). Perché? Per i timori legati al rialzo dei tassi di interesse deciso negli Usa e per i conseguenti contraccolpi attesi sui consumi e sugli utili aziendali, fino allo spettro della recessione. La Federal Reserve non solo ha approvato un nuovo rialzo dei tassi di interesse, come non accadeva dal 2008, ma ne ha preannunciati di nuovi in mancanza di una diminuzione del tasso di inflazione, attualmente ai massimi da 40 anni, che non dà cenni di diminuzione. Secondo il bollettino Bce, gli esperti hanno corretto al rialzo le prospettive di crescita dell’inflazione all’8,1% nel 2022, al 5,5 nel 2023 e al 2,3 nel 2024. Perciò anche la Bce, a sua volta, intende «aumentare ulteriormente i tassi di interesse per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative d’inflazione», la quale, «è probabile», «si mantenga su un livello superiore per un prolungato periodo di tempo». Inflazione che, però, è spinta sia dalle politiche espansive degli ultimi anni sia dal costo dell’energia, sul quale le Banche centrali non possono intervenire né direttamente né indirettamente. Infatti, sempre secondo la Bce, i prezzi del gas rimarranno «straordinariamente alti» nei prossimi mesi. Insomma, con una mano si toglie e con un’altra si dà. Molti Paesi Occidentali e così anche la UE stanno attuando, senza ammetterlo esplicitamente, un’economia di guerra, attraverso privatizzazioni delle aziende energetiche e sostegni in denaro (avviati durante la pandemia e proseguiti fino ad oggi) alle aziende e alle famiglie per fronteggiare, prima la brusca frenata dell’economia, ora i costi insostenibili dell’energia e l’inarrestabile crescita dell’inflazione. Però le Banche Centrali, rendendo sempre più alto il prezzo del denaro, frenano di fatto la crescita dell’economia. Perché? I tassi di interesse oggetto di rialzo sono i tassi con i quali le banche centrali prestano denaro alle altre banche, mirando così disincentivare un ritmo troppo allegro delle attività, per evitare che possa far ulteriormente aumentare l’inflazione. Più i tassi di interesse sono alti, il denaro resta in banca nei depositi e meno viene utilizzato per correre rischi. Ma più tassi di interesse sono alti, più mutui e prestiti diventano onerosi. Come si dice, il diavolo si nasconde nei dettagli: sono le stesse Banche Centrali a dichiarare di non sapere se e quando l’inflazione si abbasserà. Tuttavia, finché l’inflazione non si raffredderà, loro continueranno ad alzare i tassi di interesse. È questa l’unica certezza, anche a costo di farci piombare, lavoratori e imprese, in una terribile recessione e di cancellare milioni di posti di lavoro.