di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Quella dell’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia è al momento la priorità assoluta in Italia, come qualche mese fa la pandemia. Un tema fondamentale, sul quale focalizzare l’attenzione generale in questa fase pre-elettorale e che soprattutto andrà necessariamente messo in cima alla lista delle cose da fare nell’agenda politica del nuovo governo che uscirà dalle urne, qualunque esso sia. Il Paese non può più attendere. Si susseguono gli appelli, gli allarmi e le richieste di aiuto da parte di imprenditori e lavoratori, operatori economici, osservatori e giornalisti. Oggi il titolo dell’intervento sul Sole24Ore del presidente dell’Abi Antonio Patuelli non lascia adito a dubbi circa la gravità della situazione: «Corsa contro il tempo per evitare il tracollo». Ed è esattamente così. L’impennata dei prezzi dell’elettricità, assieme ad altri fattori di criticità che erano già presenti nel nostro sistema, potrebbe, se non adeguatamente affrontata, provocare, dopo quello del Covid, un altro tsunami, sul fronte produttivo ed occupazionale. E per questo Patuelli – e non solo lui – invoca un nuovo Pnrr, un nuovo piano di dimensione europea per affrontare la nuova crisi, quella energetica, come accaduto per quella sanitaria. Gli aiuti decretati finora sono senz’altro un primo passo, ma occorre ben altro per evitare la chiusura delle imprese e si poteva fare già di più, dati gli ampi margini di manovra lasciati al governo in carica pur in fase di “ordinaria amministrazione”. Alle elezioni, comunque, mancano pochi giorni. Appena insediato il nuovo Esecutivo, si faccia subito qualcosa di significativo e strutturale per permettere alle aziende, molte delle quali ora sono impossibilitate a pagare bollette sempre più costose, di andare avanti, evitando quindi la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Tre milioni e mezzo sarebbero i posti a rischio secondo Confartigianato, che stima che circa 900mila piccole imprese italiane potrebbero chiudere a breve senza interventi risolutivi sulla questione energetica. Diverse le previsioni, vari i settori a rischio, dalle aziende energivore fino al commercio al dettaglio, una sola cosa certa: con bollette così elevate il sistema non potrà reggere a lungo. Impensabile, poi, pensare di attrarre investitori dall’estero. Non solo bisogna trovare il modo di bloccare la crescita dei prezzi, ma occorre anche far tornare il costo dell’energia ai livelli precedenti alla crisi. Livelli che tra l’altro, per inciso, nel nostro Paese erano già piuttosto alti rispetto ai competitor europei ed internazionali. Le ricette possibili, a livello nazionale (e di Unione, se l’Europa troverà una quadra) sono differenti, fra coalizioni e partiti. Gli elettori sceglieranno quelle che sembreranno loro più convincenti, poi però bisognerà agire, in fretta: il tempo stringe.