Il 37% del lavoro a tempo determinato dura fino a 30 giorni. Aumenta anche l’incidenza contratti brevissima durata (23,7% fino a 1 settimana), lavoro indipendente aumenta su base annua (+36 mila occupati, +0,7%)

L’Istat ha rilevato che nel II trimestre 2022, in base alle Comunicazioni obbligatorie, il 37% delle posizioni lavorative attivate a tempo determinato ha una durata prevista fino a 30 giorni (il 13,3% un solo giorno), il 36% da due a sei mesi, e meno dell’1,0% supera un anno. È l’allarmante realtà di quanto riportato dalla Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione, pubblicata oggi dall’Istituto, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal. Nel complesso, si riscontra un aumento dell’incidenza sul totale delle attivazioni dei contratti di brevissima durata (23,7% fino a una settimana, +3,9 punti rispetto al secondo trimestre 2021) e la riduzione dell’incidenza per le altre classi di durata, a eccezione di quella da 6 mesi a un anno che è in crescita (15,4%, +1,2 punti). Nello stesso trimestre, l’utilizzo del Contratto di prestazione occasionale è rimasto in linea con i valori del 2021 coinvolgendo mediamente, ogni mese, circa 15mila lavoratori. Il lavoro indipendente, secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro (Rfl) riportata dal documento, rimane stabile in termini congiunturali e aumenta su base annua (+36 mila occupati, +0,7%).
A fronte di una crescita tendenziale delle posizioni lavorative a tempo indeterminato sia nei dati delle Comunicazioni obbligatorie (+310mila rispetto al secondo trimestre 2021) sia in quelli Inps-Uniemens (+287mila in un anno), si osserva una ancora più marcata dinamica positiva delle posizioni a tempo determinato, tanto nei dati delle Comunicazioni obbligatorie (+425mila posizioni), quanto in quelli di Inps-Uniemens riferiti alle sole imprese private (+395mila posizioni), che comprendono il lavoro in somministrazione e a chiamata. Nel secondo trimestre 2022, emerge dalla Nota, il numero dei lavoratori in somministrazione presenta un’ulteriore crescita, raggiungendo le 485mila unità (+50mila, +11,5% nei dati Inps-Uniemens rispetto al secondo trimestre 2021). Anche il numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti continua a crescere in modo sostenuto (+91mila, +48,2% rispetto al corrispondente trimestre del 2021 nei dati Inps-Uniemens), sebbene a ritmi meno intensi dello scorso trimestre, attestandosi a 280mila unità.