di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL
Ultima settimana di campagna elettorale, ultima tappa del tour UGL “Vota il Lavoro”.
Con questo ciclo di conferenze stampa, siamo voluti entrare nel dibattito elettorale con una formula sobria, perché non solo l’UGL, ma l’Italia intera, chiede ragionamenti e soluzioni pragmatiche. Il Paese si sta avvicinando ad un periodo a dir poco difficile: i costi (speculativi) dell’energia, delle materie prime e del denaro metteranno le nostre aziende di fronte ad ancora più enormi difficoltà. Tra queste, gli ordinativi, messi ora in produzione, non potranno essere venduti al prezzo stabilito e ciò comporterà una produzione in perdita, da una parte, e alla perdita, dall’altra, di quote di mercato.
Che cosa per l’UGL dovrà fare il prossimo Governo? Prima di tutto, dovrà con molta attenzione capire quale sia il motore vero del Paese: il vero motore del Paese è il lavoro. Il lavoro va messo al centro non solo del dibattito politico, ma delle scelte precise che si andranno a fare dal 26 di settembre in poi. A cominciare dalle pensioni: va trovata una formula per permettere ai lavoratori di uscire, con un assegno congruo, dal mondo del lavoro e senza vincolo d’età, semmai di anni di contributi effettivamente versati. Per noi, la soluzione è Quota 41, pragmatica e lontana da qualsiasi ideologia. Abbiamo parlato, nel nostro ciclo di conferenze, anche di Sicurezza sul Lavoro sempre senza alcuna posizione ideologica, perché siamo di fronte ad un fenomeno, gravissimo, che va affrontato e risolto una volta per tutte. Anche con la Partecipazione dei lavoratori alle scelte e alla gestione dell’impresa proponiamo un approccio pragmatico: c’è bisogno di decretare morta la lotta di classe, perché per crescere l’Italia ha bisogno di collaborazione tra capitale e lavoro.
Sì, in Italia c’è un problema di qualità e quantità dei redditi da lavoro – e noi lo abbiamo dimostrato con i numeri, il 1° Maggio 2022, attraverso una rilevazione del Censis -, ciò accade perché si persevera da decenni con politiche fiscali che producono una pressione esagerata sulle buste paga della classe media. Categoria che non ha bisogno del reddito minimo, casomai di lavorare un numero congruo di ore. Sarebbe più efficace intervenire sul cuneo fiscale, detassare tutti gli aumenti contrattuali e i benefit, visto che ai due terzi del Pil contribuiscono i consumi interni.
E poi vogliamo che dal Reddito di Cittadinanza si passi al Reddito di Responsabilità. Quello di Cittadinanza, al netto degli imbroglioni, è sicuramente servito alla sopravvivenza dei veri e più sfortunati durante la pandemia. Non è servito però a far trovare lavoro. Noi proponiamo uno strumento, il Reddito di Responsabilità, che lasci intatte le modalità di accesso dell’RdC, facendo sì però che domanda e offerta di lavoro si incontrino liberamente su un elenco pubblico, su una piattaforma, senza intermediari, aggiungendo delle condizionalità, come anche la frequenza obbligatoria di una attività formativa fuori o dentro l’azienda.
Questo è il nostro programma in breve, che abbiamo presentato in forma più estesa e dettagliata a tutti i partiti politici, con l’augurio che venga preso in considerazione o in tutto o in parte.