di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Un celebre libro del linguista statunitense George Lakoff si intitola proprio così e l’elefante in questione non è altro che il simbolo del partito per lui, dem, da battere, ovvero quello repubblicano. La metafora per invitare i suoi a non conformarsi al pensiero altrui, neanche per contraddirlo, perché altrimenti la “battaglia” politica sarebbe persa in partenza. Per farla breve, se si dice a qualcuno di non pensare all’elefante si otterrà l’effetto opposto: la persona, inevitabilmente ed a dispetto del “non”, visualizzerà nella sua mente, almeno per un attimo, il pachiderma. Questione di psicologia. Se si vuole che non si pensi a qualcosa, meglio non nominarla affatto, se, invece, è questo ciò che si desidera, il risultato si può ottenere evocandola, anche infarcendola di non ed altre negazioni per simulare intenzioni diverse da quelle reali. Una semplice ed arcinota tecnica comunicativa. Tornando a noi, a dieci giorni dalle elezioni politiche italiane, quelle che forse potrebbero riportare dopo undici anni il Centrodestra al governo, sulla stampa è scoppiato un caso internazionale: un dossier dell’intelligence americana, firmato dal segretario di Stato Antony Blinken, accusa la Russia di aver foraggiato politici e governanti di Paesi asiatici, africani ed anche europei con oltre 300 milioni di dollari, fin dal 2014, per influenzarli e renderli docili agli interessi di Mosca. Si badi bene: i nomi dei politici, dei partiti, dei governi, degli Stati non sono stati resi noti. Si sapranno, forse, in seguito. Come più tardi arriveranno le prove a suffragare queste accuse. «Nessuna informazione specifica su Paesi o regioni, la nostra preoccupazione è di natura globale», così il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price. Ma in Italia, dato che c’è un’aspra campagna elettorale in corso, a qualcuno è venuto subito da pensare che gli Usa ce l’avessero proprio con uno dei nostri. Eppure, nella lista degli Stati coinvolti, dice Urso, presidente del Copasir, l’Italia non c’è. Ma il ministro degli Esteri Di Maio è più cauto: il dossier potrebbe non essere uno. L’elefante (russo) nella stanza, ossia nei pensieri dell’opinione pubblica italiana, ormai è stato messo. Tutti chiedono chiarimenti, da sinistra a destra, mentre i meno “allineati” sulla questione delle sanzioni, Lega e M5s, sono sotto osservazione. In attesa di ulteriori informazioni, solo una cosa è certa: i rappresentanti delle Istituzioni italiane dovrebbero fare esclusivamente gli interessi del nostro Paese e non farsi dettare agende da altri Stati, tanto meno ricevere fondi per assecondare le politiche di questo o quello. Ciò vale per qualsiasi nazione straniera e vale ancora di più, se possibile, se i rapporti fra l’Italia e lo Stato in questione sono concorrenziali o addirittura conflittuali, come lo sono oggi con la Russia, dopo l’attacco di Putin all’Ucraina. Altrettanto vero che nelle elezioni di uno Stato sovrano non dovrebbero esserci ingerenze straniere di alcun tipo. E ora, se ci riuscite, non pensate all’elefante!