Von Der Leyen: «2023 sia anno europeo educazione e formazione continua». È la proposta della presidente della Commissione europea. «La mancanza di personale è un’altra sfida per le aziende europee»

Fare «del 2023 l’Anno europeo dell’educazione e, soprattutto, della formazione continua». È la proposta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, all’Europarlamento nel discorso sullo Stato dell’Unione, oggi a Strasburgo. Dalle sanzioni contro la Russia che «resteranno in vigore» fino alla strategia per fare fronte alla crisi energetica – riduzione dei consumi, tassazione degli extra-profitti ricavando 140 miliardi da destinare a famiglie e imprese, contributo di solidarietà da aziende Oil&gas, confronto con i fornitori non russi per abbassare il prezzo del gas, aiuto di Stato per le utility in crisi di liquidità, ridimensionamento dell’indice Ttf di Amsterdam e riforma del mercato elettrico – , una parte dell’intervento di Von Der Leyen è stato dedicato alle sfide per l’occupazione e alla crescita professionale dei giovani. «La mancanza di personale è un’altra sfida per le aziende europee». «Il tasso di disoccupazione è più basso che mai. Ma, allo stesso tempo, il numero di posti vacanti è a un livello record. Che si tratti di camionisti, camerieri o personale aeroportuale. Che si tratti di infermieri, ingegneri o tecnici informatici». «Dobbiamo investire molto di più nella formazione e nell’istruzione superiore. Vogliamo lavorare a stretto contatto con le aziende, perché sanno meglio di quali specialisti hanno bisogno oggi e domani. Dobbiamo allineare meglio questa esigenza con le aspirazioni e le aspirazioni che gli stessi cercatori di lavoro hanno per le loro carriere. Inoltre, vogliamo attirare in modo mirato lavoratori qualificati dall’estero, che rafforzeranno le aziende e la crescita dell’Europa qui. Un primo passo importante è che le loro qualifiche vengano riconosciute meglio e più rapidamente in Europa. Perché l’Europa deve diventare più attraente per chi sa fare qualcosa e vuole mettersi in gioco». Da quest’ultimo proposito, il rischio di una “invasione” dall’estero qualificata? Potrebbe, ma non fino a quando l’Italia resterà poco attrattiva e, a maggior ragione, occorre attrezzarsi dando una maggiore spinta alla formazione continua, da una parte, per migliorare il livello di qualificazione e le competenze professionali delle persone adulte occupate, e, dall’altra, alle politiche attive del lavoro, cioè a tutte quelle iniziative, messe in campo dalle istituzioni, nazionali e locali, per promuovere l’occupazione e l’inserimento lavorativo.