Intanto il leader della Lega, Matteo Salvini, esclude categoricamente governi di larghe intese e promette sostegno militare all’Ucraina: «Ma chiediamo protezione per i lavoratori italiani»

«Se una una donna arrivasse per la prima volta alla guida del governo, sfido chiunque a dire che non significherebbe rompere un tetto di cristallo». Così la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, intercettata ieri dall’ANSA al Gran Premio d’Italia a Monza. Ad un paio di settimane dal voto, i sondaggi, che da sabato scorso a mezzanotte non possono più essere diffusi pubblicamente, danno in enorme vantaggio il centrodestra con Fratelli d’Italia primo partito. Se confermati dalle urne elettorali, stando all’accordo stretto tra gli alleati che compongono la coalizione, spetterebbe proprio a FdI indicare il presidente del Consiglio. Meloni potrebbe rompere così un tabù «che penalizza le donne, che produce il gender gap, che produce salari più bassi a parità di lavoro, che produce discriminazione per le donne in età fertile, una serie di problemi che stanno tutti scritti nel programma di Fratelli d’Italia». Che governerebbe esclusivamente insieme a Forza Italia e alla Lega. Non esistono alleanze diverse, ha assicurato il leader leghista, Matteo Salvini, a “Un giorno da pecora”. «Ci siamo già sacrificati per questi quasi due anni su richiesta di Mattarella», ha detto, riferendosi ai recenti governi di larghe intese che hanno visto la partecipazione della Lega. Un esecutivo di centrodestra rappresenterebbe un punto di rottura con il recente passato, una svolta. Su alcuni dossier però il governo Lega-FI-FdI intende assicurare continuità: «Continueremo a sostenere militarmente l’Ucraina, l’importante è che la guerra finisca il prima possibile e che le sanzioni non mettano in ginocchio le aziende italiane, continueremo a proteggere il popolo ucraino ma chiediamo protezione per i lavoratori italiani perché siamo di fronte a una strage di posti di lavoro», ha detto Salvini. Esclude un governo di larghe intese anche il leader del Partito democratico, Enrico Letta, alla ricerca di colmare il gap che lo separa dal centrodestra, convincendo chi ancora è indeciso o non intende andare a votare, paventando un rischio democratico: «Non fatevi convincere: ha già vinto la destra ma litigheranno e tra 3 mesi salta tutto e torna Draghi. Non è così. È un’affermazione che non ha basi concrete. Non ci saranno governi larghe intese. Quindi il voto del 25 settembre conta. Il voto non è un like che puoi togliere. Se vince la destra poi non si cambia binario e il futuro del Paese è segnato. Io mi batterò fino all’ultimo perché il destino de paese non è segnato».