Oggi Consiglio Europeo straordinario sull’Energia, ma niente “price cap” sul gas. Gli Stati non riescono ad accordarsi sul “come” realizzarlo.

Le aziende si fermano, i prezzi e quindi l’inflazione schizzano verso un indice a due cifre, ma i 27 ministri UE dell’Energia, oggi riuniti in Consiglio straordinario, non raggiungeranno una decisione sul tetto al prezzo del gas russo. Perché «vista la portata del tema la decisione potrà essere presa solo a livello di leader». Dunque, al massimo se ne discuterà. Il tutto sarà, molto probabilmente, rinviato ai prossimi due appuntamenti di ottobre in calendario: vertice informale (6-7 a Praga) dei capi di Stato e di Governo e del Consiglio europeo ordinario (20-21 ottobre).
A favore, del tetto del prezzo del gas ovvero del “price cap” oltre all’Italia, che si presenta con un governo uscente, ci sono Grecia, Belgio, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Lussemburgo; non hanno una posizione chiara Francia e Germania. Quest’ultima nelle scorse settimane, per bocca dello stesso cancelliere, Olaf Scholz, aveva fatto delle aperture, ma oggi il ministro tedesco dell’Energia, Robert Habeck, rispondendo ad una domanda sulla possibilità di introdurre un price cap sul gas, entrando al Consiglio Ue straordinario Energia, ha detto che occorre «trovare un meccanismo di mercato per ridurre il prezzo dell’energia». Non basta dire che si vuole un tetto al prezzo dell’energia, bisogna anche vedere come “il tetto” sarà costruito.
Non a caso sono molto scettici i Paesi Bassi, nonostante le ultime dichiarazioni del premier, Mark Rutte, che in conferenza stampa con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva detto di «avere dubbi» ma di essere «più positivo nei confronti del price cap sul gas russo». Forse è fuffa diplomatica o un tentativo per prendere tempo, visto che l’Olanda è la sede del Ttf (il Title Tranfer Facility), cioè del Mercato europeo di riferimento per gli scambi di gas. Un mercato finanziario, cioè una borsa del gas, che, in quanto tale, si avvantaggia attraverso la quantità degli scambi. Fissare il “cap”, un tetto (o letteralmente “cappuccio”), equivarrebbe a rimetterci.
Dunque, sarà molto difficile che, dal cilindro del Consiglio, possa uscire una richiesta alla Commissione UE per l’istituzione immediata di un tetto al prezzo del gas russo. La classica occasione mancata. Ma per chi? L’Europa fatica a mettersi d’accordo, la maggior parte delle volte perché ogni Paese ha propri interessi e calcoli da tenere in considerazione e da difendere.
Ma è il classico serpente che si mangia la coda: un’Europa disunita, e quindi debole, fa e farebbe molta fatica ad imporre al mercato il suo prezzo del gas – o qualsiasi altra strategia -, nonostante rappresenti circa il 15% degli scambi mondiali di merci e sia, insieme a Cina e Stati Uniti, uno dei tre principali attori mondiali del commercio internazionale.