di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

Come da funeste previsioni, hanno vinto i falchi: la Bce ha alzato i (tre) tassi di interesse, e cioè il costo del denaro, di 75 punti base, pur di frenare l’inflazione. Un rialzo record, essendo il primo di tale entità nella storia, che si spiega e si giustifica guardando agli Usa, cioè alla Fed. Ma gli Usa hanno un vantaggio in più rispetto all’Europa: l’energia, che, infatti, vogliono venderci. Ricordiamo che ieri le Acciaierie di Sicilia hanno dovuto fermare la produzione per altre due settimane, proprio perché i costi dell’energia sono diventati insostenibili e hanno causato di conseguenza un calo delle commesse. 500 i posti di lavoro a rischio.
A quale prezzo, invece, la Bce ha scelto di aumentare i tassi di interesse? Lo scenario delineato dalla presidente Bce, Christine Lagarde, costretta a correggere le precedenti previsioni e quindi sé stessa, è il seguente: il Pil, nel 2023, crescerà soltanto dello 0,9%, mentre l’inflazione, nel 2022, potrebbe attestarsi all’8,1%. Nello scenario base, la Bce prevede la stagnazione, in quello peggiore la recessione. Si aggravano anche le prospettive per l’occupazione. Dunque, la scelta è stata fatta, anche a rischio di una ecatombe (aggettivo che aggiungiamo noi, con le nostre previsioni) occupazionale. L’altro aspetto, economico e sociale, negativo è, ovviamente, il prezzo salato di mutui e prestiti. Quelli pagati da lavoratori, famiglie e imprese, che già non ce la fanno a reggere l’inflazione, spinta in avanti dal costo dell’energia. Secondo i dati di Bankitalia, a luglio i tassi di interesse sui prestiti erogati nello stesso mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie (Tasso annuale effettivo globale, Taeg), si sono collocati al 2,45% dal 2,37 di giugno, mentre quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,48% dall’8,34 del mese precedente. Figuriamoci cosa accadrà in seguito per effetto del rialzo deciso ieri dalla Bce. E non sarà di certo l’ultimo!
Diversamente da ieri, oggi i mercati e molti, pur ritenendo inevitabile la scelta della Bce, non hanno la stessa opinione sul rialzo dei tassi. Sul Sole24Ore di oggi, ad esempio, il titolo di un articolo di Donato Masciandaro, è piuttosto eloquente: «Politica monetaria senza rotta: l’Eurotower brancola nel buio». Un giudizio molto severo dovuto alle parole, espresse ieri da Lagarde, «vuote sul futuro». Non resta altro per Masciandaro, e non solo per lui, che augurarsi che le conseguenze negative si fermino qui.
Oggi Lagarde, durante la conferenza al termine dell’Eurogruppo, ha promesso che la Bce combatterà la crisi con la stessa determinazione con cui ha combattuto il Covid. Ma le sue parole, seguite a certe azioni, suonano in modo molto diverso dall’ormai archiviato «whatever it takes».