Dal vertice al Mise non arriva l’atteso stop ai licenziamenti annunciati

Come in una partita dall’esito imprevedibile, i vertici della Wärtsilä tengono il punto e non si smuovono dalla decisione di chiudere il sito produttivo di Trieste. L’unica vera apertura, tutta da verificare peraltro, è relativa all’ipotesi di reindustrializzazione «nei termini e in linea con quanto previsto dalla legislazione italiana». C’era molta attesa per il vertice di mercoledì pomeriggio al ministero dello sviluppo economico, soprattutto dopo l’enorme successo della manifestazione di sabato, quando Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb sono riusciti a portare in piazza oltre 20mila triestini, tutti stretti intorno ai tanti che rischiano di perdere il posto di lavoro per effetto della decisione della multinazionale finlandese. Come noto, la Wärtsilä qualche settimana fa ha annunciato l’intento di chiudere la parte produttiva dello stabilimento giuliano, specializzato nella produzione di grandi motori marini, lasciando soltanto un presidio commerciale e di ricerca. Una decisione che ha una ricaduta sui 451 dipendenti e su un bacino di occupati quantificabile, compresi quelli indiretti, in 1.500 unità. Da qui la fortissima mobilitazione di un’intera città che ha portato addirittura al blocco del porto triestino per evitare l’imbarco di alcuni motori verso la Corea del sud. Ora, dal vertice al Mise, è emersa questa proposta che dovrebbe essere concretizzata in un piano nelle prossime ore.