L’Aiuti bis fermo con 17 miliardi di euro in pancia. L’appello del governo, causa “affari correnti”, non potrà mettere la fiducia: «Così rischiamo di perdere le risorse»

È ormai un braccio di ferro, quello tra il governo uscente e M5s e Cal. Oggi Giuseppe Conte, presidente del M5s, ha dichiarato: «È incomprensibile il forte contrasto del governo uscente a questa misura». Stiamo parlando del decreto Aiuti bis, finito ieri pomeriggio in un vicolo cieco, nonostante le riunioni di maggioranza e quelle allargate a tutte le forze politiche, e in particolare del Superbonus 110%. Neanche le diverse riunioni di maggioranza e quelle allargate ad altre forze politiche, nonché le riformulazioni che hanno snellito il numero delle richieste di modifica, sono apparse convincenti. Fra le posizioni distanti, in particolare per M5S e Lega, la norma sulla responsabilità in solido per la cessione del credito per superbonus e bonus edilizi. Ma restano ancora aperti anche i nodi dello smart working e del docente esperto. Debora Serracchiani, esponente del PD, rivolgendosi al M5s ha detto: «È davvero grave scegliere la strada della campagna elettorale, della propaganda piuttosto che preoccuparsi degli interessi generali». Ma, ad onor del vero, in campagna elettorale ci sono proprio tutti. PD compreso.
In effetti nel decreto Aiuti bis ci sono ben 17 miliardi di aiuti rivolti a imprese e famiglie. Ciò nonostante, i dubbi sono rimasti e lo stesso presidente della commissione Bilancio, Daniele Pesco (M5s), ha dovuto chiedere alla presidenza di riunire una capogruppo. La presidente, Elisabetta Casellati, ha convocato la riunione, non senza qualche attimo di tensione e polemica con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Risultato: è slittato prima a martedì 13 settembre, poi a giovedì 15, l’esame del dl in Senato.
Un atteggiamento, quello di M5s e Cal, che ha irritato il governo uscente, in carica per il disbrigo degli affari correnti e quindi impossibilitato a mettere la fiducia: «Così si rischia di bloccare gli Aiuti a famiglie e imprese». C’è, infatti, addirittura chi ipotizza il peggio per il decreto, chi promette una approvazione «costi quel che costi». C’è però anche dell’altro: dal dl Aiuti bis dipende il contenuto del ter che, a questo punto, potrebbe inglobare alcune misure controverse come la proroga dello smart working per i fragili, le delocalizzazioni oppure una limatura della norma sulla tassazione degli extraprofitti, per renderlo più accettabile ai destinatari. Nel frattempo, Palazzo Chigi e Mef lavorano alla ricognizione delle risorse, tra i 10 miliardi e, con il nuovo eventuale “tesoretto fiscale”, i 13 miliardi di euro, del nuovo decreto Aiuti.