di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

La volontà dichiarata, settimana scorsa, dai Paesi del G7 di voler introdurre un tetto massimo al prezzo del petrolio russo, più la convinzione espressa dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «che è arrivato il tempo» di un tetto al prezzo del gas in Europa, più l’attesa per la ripartenza, prevista ufficialmente per sabato scorso ma non certa, del Nord Stream 1 hanno mandato, tutte insieme, in caduta libera i prezzi del gas dell’11,7% a 214 euro (sono i future Ttf il riferimento per il prezzo del metano in Europa).
Una caduta purtroppo breve. Pronta è, infatti, arrivata la reazione, del tutto prevedibile e peraltro attesa, di Mosca: Gazprom ha annunciato che il Nord Stream 1, il gasdotto principale per il trasporto del gas russo verso l’Europa occidentale, non riparte più, ufficialmente perché dopo i «guasti e danni» individuati, «il trasporto di gas» è stato «completamente fermato».
E così oggi ci siamo risvegliati con la moneta unica precipitata a quota 0,99 dollari – il minimo registrato da ben venti anni a questa parte – cioè proprio a causa dell’incertezza, tutta europea, legata all’emergenza energetica. La divisa statunitense salita al massimo di 110,25 dollari rappresenta, soprattutto per l’Italia, che acquista la maggior parte delle materie prime dall’estero, un enorme svantaggio competitivo. Nel frattempo, Borse europee in frenata, soprattutto Milano e Francoforte, perché la corsa del prezzo del gas, che ad Amsterdam è riuscita a toccare il picco di 290 euro al megawattora, in avvio di seduta, con i future Ttf che avanzano del 23% a 264 euro al megawattora, sta spaventando gli investitori.
A noi, che verso le preoccupazioni degli investitori non abbiamo alcuna empatia o simpatia, preoccupa assai di più la situazione allarmante e allarmata di consumatori, lavoratori e imprese, i soli a pagare il prezzo di questa emergenza energetica. Che vede l’Europa lenta a decidere un tetto al prezzo del gas, più veloce a comminare sanzioni alla Russia, ma non abbastanza da evitare gli effetti negativi delle, pur immaginabili, contromosse russe. Ma chi sono questi speculatori? Per l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, andrebbe messo un tetto alla volatilità dell’indice Ttf, gonfiato da considerazioni di rischio geopolitico, un indice cioè che «non ha nulla a che vedere con il prezzo della materia prima». Chi ci guadagna? Sicuramente, in prima battuta, l’Olanda. Chi ne paga le conseguenze? Consumatori, lavoratori e imprese, le quali, oltre al danno, sono costrette a subirsi pure la beffa. Insomma, l’intreccio di interessi è contorto, ma di certo non contrito. Un simile contesto, per giunta internazionale, non aiuta a creare quel clima giusto o quanto meno a incoraggiare tutti gli elettori italiani a recarsi in massa alle urne il 25 settembre