L’Istituto nazionale di statistica ha rivisto lievemente al rialzo la crescita economica italiana del secondo trimestre, indicando per il confronto congiunturale un +1,1% (contro il +1% avanzato in precedenza) e un +4,7% per il confronto tendenziale. Ad influenzare l’andamento positivo rispetto al trimestre precedente dell’economia sono stati tutti gli aggregati della domanda, con i consumi finali nazioni e gli investimenti fissi lordi aumentati dell’1,7%. Nel periodo considerato dall’indagine le importazioni sono aumentate più delle esportazioni, segnando un +3,3% a fronte del +2,5% che ha interessato le vendite verso l’estero. «La domanda nazionale al netto delle scorte – spiega poi l’Istat – ha fornito un contributo positivo di 1,6 punti percentuali alla crescita del Pil: +1,5 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, +0,4 gli investimenti fissi lordi, mentre la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) ha dato un contributo negativo pari a -0,2 punti percentuali». La variazione delle scorte, invece, ha influito negativamente sulla variazione del PIL per lo 0,3%. Negativo, i questo caso di due decimi di punto, anche il contributo della domanda estera netta. Per quanto riguarda i settori, il valore aggiunto dell’industria risulta in crescita dell’1,4% e quello dei servizi dell’1,1%, mentre quello dell’agricoltura ha riportato una variazione congiunturale negativa di 1,1 punti percentuali.