di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Sta giustamente tenendo banco nel dibattito pubblico, più che a altro a destra a dire il vero, la questione urgentissima della sicurezza nelle nostre città, messa a dura prova dalla presenza di criminalità diffusa, fatta di singoli violenti o di associazioni di piccolo e grande malaffare. Doveroso cercare di porre rimedio ad una situazione intollerabile, che preoccupa tanta parte della nostra cittadinanza, soprattutto quella che vive al di fuori di Ztl ed aree di lusso. E che si rivolge sempre più spesso, lo testimoniano i sondaggi, al centrodestra, unica coalizione, al momento, capace di prestare ascolto alle richieste di aiuto e tentare politiche volte a risolvere concretamente il problema. C’è, però, anche un’altra “questione sicurezza”: così come è intollerabile che sia diventato pericoloso uscire di casa e incamminarsi per le strade della propria città, magari di sera, ma non è più neanche l’orario a fare da spartiacque, allo stesso modo non può più essere trascurato il fatto che per moltissimi lavoratori, specie quelli che svolgono alcune professioni, dall’edilizia all’agricoltura, e non solo, anche recarsi quotidianamente sul luogo di lavoro sia un rischio tutt’altro che trascurabile ed aleatorio. Ieri in Italia in poche ore si sono verificati ben quattro incidenti mortali sul lavoro che hanno provocato vittime da Nord a Sud, uomini strappati all’affetto delle proprie famiglie semplicemente perché hanno avuto “l’ardire” di andare a lavorare. Nel veronese, un operaio di 42 anni è stato investito mortalmente mentre si occupava della manutenzione di un’aiuola lungo una strada statale. Vicino Milano, a Buccinasco, un 52enne è deceduto dopo essere stato schiacciato da un macchinario nella ditta di logistica nella quale lavorava, forse, ma l’accertamento è in corso, per un malore. In un’azienda agricola del tarantino un dipendente di 55 anni è morto a seguito del ribaltamento del trattore che stava manovrando. A Cremona, un piccolo imprenditore di 59 è caduto fatalmente mentre lavorava sul tetto del suo capannone. E questo solo nella giornata di ieri. I dati Inail del primo semestre del 2022 parlano di complessivi 463 caduti sul lavoro solo nella prima metà dell’anno, con una media, quindi, di 2,5 decessi quotidiani. Il che vuol dire che nel nostro Paese ogni singolo giorno, weekend compresi, tra le due e le tre persone non faranno ritorno dal proprio luogo di lavoro. Il tutto senza poi considerare gli incidenti non mortali, compresi quelli più gravi e invalidanti. Una vera emergenza che passa sottotraccia nonostante numeri drammatici. Ci auguriamo che questo tema diventi prioritario nell’agenda politica, come i numeri testimoniano che debba essere. Non solo in campagna elettorale, quanto soprattutto nell’azione concreta del nuovo governo che entrerà in carica nel giro di poche settimane.